"Il mio Figaro, un pirotecnico divertimento"

’Il Barbiere di Siviglia’ rivisitato da Cherstich chiude la stagione lirica del ’Pavarotti-Freni’: "Dentro c’è l’energia della musica di Rossini"

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di Stefano Marchetti

Largo al factotum, abilissimo a navigare tra gli affari di cuore: tutti lo chiedono, tutti lo vogliono perché lui, Figaro, sguazza allegro fra gli intrighi come un pesciolino nell’acqua. Eccolo qui, ’Il Barbiere di Siviglia’ di Gioachino Rossini che domani sera alle 20 e domenica 3 alle 15.30 concluderà gioiosamente la stagione lirica del teatro Comunale Pavarotti - Freni che (pur fra restrizioni e prudenze) quest’anno ha potuto svolgersi di nuovo in sala: "Sarà una vera e propria follia visiva", annuncia il regista Fabio Cherstich, creatore dell’originale messinscena. Lo spettacolo ha debuttato in streaming durante il lockdown, e ora finalmente possiamo godercelo dal vivo in tutti i suoi colori: già, perché – aggiunge Cherstich – questo Barbiere "è straniato e straniante", a partire dalle scenografie di Nicolas Bovey e dai costumi firmati da Arthur Arbesser, astro della moda prestato al teatro, che veste Figaro come un torero fluorescente con i capelli alla Elvis e Rosina come una scolaretta, in rosa come il suo nome, e fa indossare al Conte d’Almaviva, aspirante sposo, un frac a righe giallo limone. Sul palco il baritono Simone Del Savio, nei panni dello scaltro Barbiere, il tenore Ruzil Gatin in quelli del Conte, il soprano Michela Antenucci dolce Rosina, e con loro Riccardo Novaro, Guido Loconsolo, Victoria Pitts. Il maestro Leonardo Sini dirigerà la Filarmonica dell’Opera italiana Bruno Bartoletti, mentre il coro Merulo di Reggio Emilia è preparato da Martino Faggiani. Oggi alle 18 nel Ridotto l’Invito all’opera con il musicologo Oreste Bossini.

Cherstich, lei definisce questo suo Barbiere come ‘pirotecnico’...

"Perché già la musica di Rossini è pirotecnica, un florilegio di concertati deliranti, duetti esilaranti, arie grottesche. È davvero un’opera buffa, una follia organizzata che Rossini creò per divertire. Nella mia versione ho voluto che questo divertimento fosse anche visivo: mi piace che lo spettacolo possa trasmettere la stessa energia che arriva dalla musica".

Non lo ha collocato in un’epoca riconoscibile. Perché?

"Ho voluto staccarlo dal realismo di una resa architettonica classica o di una riscrittura drammaturgica. Questo Barbiere si svolge in un ‘non tempo’ e in un ‘non luogo’: l’ho pensato come un ingranaggio a orologeria, un giocattolone dentro al quale si muovono i cantanti attori. Di sicuro non vedrete un Barbiere polveroso: il desiderio principale è suscitare il massimo divertimento".

E chi è Figaro?

"Lui è una superstar, l’elemento attorno a cui si muove tutta la trama. Infatti lo spettacolo si apre in uno spazio vuoto che inizia a riempirsi di decori e di colori proprio quando entra in scena il Barbiere. Sulla sua bottega c’è un’insegna gigantesca e luminosa stile Broadway: senza di lui, del resto, tutta questa storia non esisterebbe".

Quanto c’è, in questo Barbiere ‘pop’, della sua passione per l’arte contemporanea?

"Ci si possono ritrovare molti elementi visivi, riferimenti a Erwin Wurm, Maurizio Cattelan o Carsten Höller. Ho grande curiosità e sensibilità nei confronti dei linguaggi artistici contemporanei e trovo importante che anche i miei spettacoli possano nutrirsi di queste immagini che danno carattere al lavoro. E il Barbiere di Rossini si presta alla perfezione".