"Il nostro Alligatore, vintage e rock"

Le sorelle Vecchi firmano i costumi nella nuova serie di Rai 2: "Ci siamo ispirate a Nick Cave e Keith Richards"

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di Gianluigi Lanza

C’è anche un po’ di Modena ne ’L’Alligatore’, la nuova serie tratta dai romanzi di Massimo Carlotto che ha debuttato ieri sera su Rai 2. I costumi infatti sono di Francesca e Roberta Vecchi, note Costume Designers modenesi.

Una nuova avventura con il regista Daniele Vicari, questa volta per la Rai: com’è andata?

"Dopo la lettura di tutti i libri di Carlotto – un grande studio durato molto mesi, una analisi dettagliata di tutti i personaggi ed una sintesi per creare originalità pur mantenendo fede al carattere dei singoli narrati nei libri – siamo giunte ad un risultato molto coraggioso e forte in sintonia con le idee del regista e mai visto prima in una serie Rai. Abbiamo attinto molto dalla nostra cultura musicale e questo ci ha permesso di mettere molto di noi stesse là dentro. Carlotto, che ha fatto un piccolo cameo in una puntata, e che non ha interferito in alcun modo sulla creazione dei personaggi, è rimasto assolutamente colpito dalla congruenza ma anche dalla originalità che siamo riuscite ad apportare".

Come avete lavorato su personaggi, attori e attrici?

"Abbiamo cercato di eliminare tutto ciò che era superfluo e ridondante; abbiamo calato la nostra cultura blues in un contesto italiano che però fosse anche universale e abbiamo cercato di rendere l’atmosfera temporale sospesa. Partendo da un capo originale vintage americano abbiamo rifatto fare il giubbotto di pelle ‘seconda pelle’ dell’Alligatore, interpretato da Matteo Martari. Durante tutte le puntate l’Alligatore non lo toglie mai. Ci siamo molto ispirate a tutta la scena musicale blues e rock che ci ha formate e che ci accompagna nel corso della nostra vita. Ogni personaggio ha eco di questo e racconta, conserva un pezzettino anche minimo dei musicisti della scena musicale che parte dagli anni ‘20 ed arriva ad oggi. Nick Cave e Keith Richards ci hanno ispirato poi per il personaggio di Rossini, interpretato daThomas Trabacchi. Grande ispirazione hanno avuto anche alcuni film, uno tra tutti ’The Untouchables’ di Brian De Palma e l’atmosfera teatrale, il teatro da camera, Bergman ed il cinema da camera...".

Avete lasciato un grande vuoto a Modena con la chiusura de ‘il Posto’: qualche ipotesi sulle attività future?

"Un grande vuoto, sì, senza il Posto: quel posto dell’anima, come lo chiamiamo noi, dove è possibile creare e condividere arte in piena libertà. Questo strano momento ha bloccato tutte le attività, anche quasi 2 anni di lavoro ininterrotto per i film ci hanno allontanate, ma siamo riuscite comunque a fare 2 eventi musicali online ed il risultato è stato comunque eccellente. Questo strano tempo però ci sta anche insegnando molto e mai come ora crediamo che l’unico antidoto all’isolamento sia la cultura. Quindi, ci reinventeremo e appena finito un nuovo film che stiamo girando ora per Rai 1, torneremo cariche di nuove idee e riproporremo in chiave intima sostenibile e sempre più musicale il nostro modo di creare bellezza al Posto".