"Il payback può affossare le aziende del biomedicale"

Come se non bastasse la carenza di personale medico-sanitario, presto sulla sanità regionale potrebbe abbattersi un altro pericoloso ciclone rappresentato dall’esaurimento di materiali fondamentali per cure e prestazioni. Con l’approssimarsi del 15 gennaio 2023, scadenza fissata per il payback sanitario, il meccanismo di concorso al ripiano dei deficit in sanità delle regioni, molte piccole e medie aziende dell’Area Nord, e non solo, che forniscono dispositivi alle ausl potrebbero vedersi costrette a chiudere e sospendere le consegne. Sterilizzatori, prodotti per la circolazione extracorporea, protesi cardiache, valvole cardiache, ventilatori polmonari per rianimazioni, terapie intensive, reparti covid, stent vascolari, dispositivi per dialisi, ma anche semplicemente ferri chirurgici, garze, antisettici, camici monouso rischiano di diventare merce rara negli ospedali. E’ l’allarme lanciato ieri dalla FIFO - Federazione Italiana Fornitori Ospedalieri - Confcommercio che ha dato conto delle conseguenze che il payback. Ed il territorio che più ne soffrirebbe le conseguenze è l’Area Nord, dove si concentra un gran numero di realtà, per oltre il 90% composto da micro, piccole e medie aziende che producono questi fondamentali dispositivi, cui sono dediti migliaia di lavoratori. "Con l’attuazione del payback - dichiara il presidente di FIFO, Massimo Riem - centinaia di aziende a livello nazionale (se ne calcolano 4500 di cui quasi 600 in Emilia-Romagna ndr) saranno costrette a chiudere, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Le imprese non saranno più in grado di fornire dispositivi medici, a gennaio ci troveremo davanti a una crisi senza precedenti da un punto di vista economico e sanitario. Chiediamo urgentemente un confronto con le Istituzioni per lo sviluppo di un tavolo tecnico con l’obiettivo di rivedere integralmente la norma sul payback che in questo momento pesa per 2.1 miliardi di euro, per gli anni 2015-16-17-18, sui fornitori di dispositivi medici". La regione Emilia-Romagna dai suoi fornitori per il quadriennio 2015-2018 dovrebbe poter recuperare – se si applica il payback – 170,4 milioni già entro il 15 gennaio prossimo che diventeranno 360,6 milioni se lo si estende fino al 2020.

a. g.