A mezzanotte nasce un Bambino che – si legge nella Bibbia – "sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo". È soltanto un neonato, non può far male a nessuno, eppure c’è un re che assolda un sicario per ucciderlo. Chi riuscirà a salvarlo? Chi saprà fermare la mano dell’assassino? Come una favola ammantata d’incanto, con sorpresa finale, oggi alle 17.30 al Comunale Pavarotti Freni (con replica per le scuole domattina alle 10.30) debutta ’I salvatori della mezzanotte’, la nuova opera commissionata dal teatro e destinata in particolare ai ragazzi.
A 800 anni dal presepio di Greccio creato da San Francesco, la storia riprende un libro di Bruno Tognolini (che firma anche il libretto) e la porta in scena con le musiche di Daniele Furlati, compositore premiato per le sue colonne sonore, e la regia di Gianfranco Cabiddu. Il maestro Stefano Seghedoni dirigerà l’ensemble della Fondazione Teatro Comunale: in scena tre cantanti dei corsi di alta formazione del Comunale, Antimo Dell’Omo (San Pietro), Francesca Mercuriali (Arcangelo), Vincenzo Tremante (Zahel), con le Voci bianche del teatro preparate da Paolo Gattolin e Tony Contartese, voce recitante. Fra le curiosità, anche l’utilizzo di ologrammi a cura di Digital Screen.
Maestro Furlati, dove ci accompagna questa piccola opera?
"In mondi e piani differenti. All’inizio siamo in una casa, la notte di Natale: i bimbi sono a letto ma in giro c’è la gatta che prova sempre a saltare sul presepe, facendo cadere tutte le statuine. Poi l’azione si sposta in Palestina nell’anno zero, ed è come se quel presepio si animasse. Fra tutte le statuette c’è anche quella del sicario assoldato da Erode per uccidere Gesù. Ci sarà chi riuscirà a bloccarlo, ma non vi svelerò chi sia...".
Una piccola opera...
"La definirei quasi una cantata scenica, anche perché si ambienta in un presepe. E per me è stata una bella sfida: ho cercato di comporre con spirito aperto, per dar vita a una partitura fresca, familiare, sinceramente popolare, semplice ma non banale".
In che modo?
"Ho immaginato di avere di fronte un presepe contemporaneo in cui possano entrare anche personaggi diversi dal solito. Nella mia musica, così, spuntano anche molte contaminazioni e citazioni più o meno nascoste. Per esempio, fra i materiali storici ho pensato alla ‘Fuga del gatto’ di Scarlatti che diventa come un leit motiv, ma anche Bach o Haendel, lavorando spesso con diversi piani in sovrapposizione, come mi ha insegnato Ennio Morricone: lui stesso in ‘Mission’ sovrappose il coro rinascimentale e le voci del Paranà. Ci sono anche riferimenti cinematografici: la stessa celebre sigla di Alfred Hitchcock rimanda a Gounod".
Quindi una musica libera dai generi?
"Sì, che mi ha fatto tornare ragazzino, quando facevo i rigorosi esercizi di contrappunto ma amavo anche comporre liberamente, improvvisando. Da bambino, negli anni ‘70, ascoltavo le sigle dei cartoni animati ma avevo anche la passione per il barocco rinascimentale. Spero che tutti possano divertirsi.