Il rap terapeutico dei ‘Sacra zona’ «Così diamo voce alle emozioni»

Migration

di MARIA SILVIA CABRI

SARÀ il collettivo artistico sardo ‘Sacra Zona’ il protagonista, stasera alle 21.30 presso il cortile del circolo Arci Vibra di Modena, della Vetrina ‘Glocal Sound’ che rientra nel Festival Mundus 2019. Leader e fondatore del collettivo è Moreno Murgia, 32enne cagliaritano, che si racconta nelle sue passioni: la musica e la psicologia. Digitando il suo nome su internet, la prima voce che compare è ‘dottor Moreno Murgia psicologo’… «Sono neuropsicologo e mi occupo di valutazioni neuropsicologiche, riabilitazione cognitiva e supporto psicologico, e il 19 luglio mi specializzerò in psicoterapia». Ma anche cantante: come nasce il suo approccio alla musica? «La passione per il rap nasce dal mio profondo legame con la scrittura. Fin dalle scuole medie ho iniziato a scrivere poesie sulle Moleskine. Poi all’età di 15 anni, insieme ai miei amici, attraverso lo skate siamo entrati in contatto con diverse realtà hip hop di Cagliari e ho iniziato a cimentarmi nelle prime rime e nei primi testi. Ho sempre attribuito al rap e alla musica in generale una profonda capacità terapeutica che può essere applicata in diverse situazioni di disagio». ‘Sacra Zona’: da dove nasce? «E’ sia il mio nome d’arte che del collettivo artistico di cui sono fondatore. Il progetto, di stampo Hard Core Hip Hop, nasce nel 2012 dal desiderio di condividere con altri il proprio percorso di vita e il proprio mondo interiore. Il nome deriva dal posto che frequentavamo al tempo, dove ci trovavamo anche per registrare. Per noi quella zona era ‘sacra’». Nelle canzoni trattate temi legati all’horror, alle patologie psichiatriche e ai disagi esistenziali: perché questa scelta? «L’arte nasce dal disagio interiore. Attraverso la mia musica cerco di esplorare e analizzare gli aspetti della mente umana che più mi spaventano e che forse spaventano tante altre persone. E’ un modo per esorcizzarli e anche per ‘smaltire’ le angosce dei miei pazienti di cui mi carico ogni giorno. Chi ci ascolta spero possa cogliere gli aspetti terapeutici del rap e sentirsi meno solo nelle sue angosce». Progetti futuri? «A breve uscirà il nuovo album, ‘Disordine mentale’, improntato sulle patologie psichiatriche. Inoltre presto realizzerò un altro mio sogno: portare la mia esperienza e utilizzare il rap come strumento terapeutico all’interno delle comunità per adolescenti a rischio e all’interno dei gruppi terapeutici penitenziari con giovani arrestati per comportamenti antisociali. Con un corso di scrittura creativa li accompagnerò a creare un testo e poi ognuno registrerà la canzone. Il rap è in grado di dare voce alle diverse tipologie di alienazione culturale, politica e sociale».