Il Sassuolo balla intorno al suo totem Berardi

Cambio di rotta del gioiello neroverde, che non è più con le valigie in mano e torna ad essere determinante per la causa

Il Sassuolo balla intorno al suo totem Berardi

Il Sassuolo balla intorno al suo totem Berardi

Se c’è Domenico per i neroverdi è sempre ‘domenica’. Anche se, come nel caso del match contro il Verona che ha interrotto il difficile beccheggiare di un Sassuolo ancora a zero - punti e gol fatti – si è trattato di un venerdi. Già, perché quando si accende Domenico, nel senso di Berardi, il Sassuolo è un altro Sassuolo. E cambia passo e ritmi: come era tetro il contesto dell’avvio di campionato, con il talentino prigioniero del mercato e in rotta con la società che si allenava a parte e il Sassuolo che si consegnava ad Atalanta e Napoli, così è decisamente meno greve lo scenario che l’attaccante calabrese ha dipinto riaffacciandosi a se stesso e al Sassuolo di Dionisi. Due gol, ok, a schiodare un uno a uno che sarebbe stato una mezza sconfitta, l’ennesima statistica sbriciolata (115 gol con la stessa maglia, solo in 10 come lui) e una prova di quelle che restano – giocatore più pericoloso e determinante, come da numeri di fine match - che piace pensare possa essere un’ipoteca sul futuro. Le corse sotto la curva, il sorriso largo, gli applausi dei tifosi lasciano alle spalle di Berardinho un’estate non semplice, che ha visto l’attaccante neroverde e la società mai così lontani, e Dionisi lavorare, ora da tecnico ora da psicologo, per riconquistare il giocatore alla causa.

"Insostituibile", l’ultima etichetta che l’allenatore toscano ha appiccicato ad un giocatore di cui non può fare a meno, e sul quale immaginiamo abbia ‘lavorato’ nellre ultime settimane perché un conto è sognare, come Berardi, la Champion’s o cercarla con la Juventus, un altro giocare nel Sassuolo che, con tutto il rispetto, per la Champion’s non sembra attrezzato. Un domani (forse) sapremo anche cosa è bollito in pentola nelle ultime settimane, quelle che hanno visto in Berardi prima quello che voleva andarsene e poi quello che si è rimesso a disposizione e come biglietto da visita ha esibito una gara decisa praticamente da solo, ma non c’è fretta. Anche perché quello zero in classifica andava schiodato, e il dopo Hellas dice che senza Berardi sarebbe andata diversamente. E non meglio: si riparte da qui, insomma. Da Berardi e da tre punti garantiti dall’unico indispensabile, che tra l’altro adesso ha due settimane di tempo per prepararsi al prossimo match, contro il Frosinone del suo mentore Di Francesco. Spalletti – che prima di fare le sue prima convocazioni, si apprende, si è informato sulle condizioni di Berardi – a non chiamarlo in nazionale forse ha dato un dispiacere a Berardinho, ma di sicuro alla Sassuolo neroverde, che nel 10 ha ritrovato il totem attorno al quale festeggiare la prima vittoria stagionale, ha fatto un favore.

s. f.