"Il segreto del successo? Studiare tanto e avere il coraggio di inseguire i propri sogni"

La ’lezione’ del team principal della Scuderia Ferrari, Mattia Binotto, ospite ieri all’inaugurazione del nuovo auditorium Beccaria

Migration

di Paolo Tomassone

Studiare, essere curiosi, coltivare le proprie passioni, non accontentarsi mai. Dare il massimo anche per gli esami più complicati, quando verrebbe voglia di "tirare via" e puntare a passare anche col minimo. E poi avere il coraggio di seguire un sogno, di abbandonare la comodità di casa per viaggiare e scoprire cose nuove e nuovi paesi. Una regola uguale per tutti non esiste, ma chi ambisce a lavorare là dove si costruiscono le auto del futuro e quelle più sognate al mondo, deve dimostrare di aver voglia di mettersi in gioco da subito, già durante gli anni dell’università.

"Vi consiglio di far bene, divertendovi per quello che state facendo. Questo vi aprirà nuove porte e vi farà conoscere nuove strade". Un consiglio che ieri mattina il Team Principal della Scuderia Ferrari, Mattia Binotto, ha affidato a oltre trecento studenti di Ingegneria ‘Enzo Ferrari’ durante l’inaugurazione dell’Auditorium Pier Camillo Beccaria. Binotto è a capo di una squadra di ingegneri, meccanici e collaudatori che porta in pista ogni anno una monoposto diversa da quella precedente. Per questo a Maranello non c’è mai tempo per riposare: "per essere più competitivi dobbiamo sempre guadagnare tempo e arrivare prima degli altri". E poi – altra prerogativa per chi spera un giorno di arrivare a lavorare per il Cavallino – occorre avere la capacità di rimettere sempre tutto in discussione. "I tempi sono strettissimi. A volte siamo chiamati a ridisegnare un cambio anche solo per alleggerire la vettura di appena 30 grammi. Servono competenze, conoscenze, processi ben definiti dentro i quali ognuno ha un proprio ruolo" spiega l’ingegnere della Gestione Sportiva, arrivato a incoraggiare gli studenti di Unimore assieme a Philippe Krief, deputy chief Research & Development Officer, e Andrea Baldini, già docente Unimore e oggi responsabile del reparto noto come ‘Body-in-White’, il termine usato nel settore per definire una scocca nuda e non verniciata. "Alcuni componenti impiegati in azienda – racconta Baldini – non vengono studiati all’università, per questo motivo l’esperienza sul campo è fondamentale. Io però vi consiglio di studiare tutte le materie di base; fate gli esami più complicati e difficili perché non li potrete fare dopo. Una volta laureati e una volta assunti in azienda vi verrà riconosciuto l’impegno". Già, l’assunzione! Uno studente trova coraggio e alza la mano: "durante un colloquio di lavoro alla Ferrari che cosa chiedete?". Risponde Binotto, laureato al Politecnico di Losanna e con un master a Unimore prima di entrare in Ferrari nel 1995 come stagista: "Durante un colloquio do per scontato che la formazione sia stata fatta bene. La differenza poi la fa l’attitudine di un giovane laureato. La conoscenza tecnica è già certificata dall’università, io invece mi concentro sull’attitudine. Un ingegnere non deve essere ottuso, ma aperto e curioso. E uno studente che decide di fare l’Erasmus dimostra già di volersi mettere in gioco". Per Philippe Krief, che aveva il ‘pallino fisso’ dell’auto fin dai tempi dell’università in Francia, è fondamentale coltivare un "approccio multidisciplinare e multiculturale" per affrontare le sfide lavorative in Ferrari. Questo è servito durante l’esperienza in Giappone e in Francia per un’azienda di pneumatici e per i 12 anni trascorsi in Fiat dove gli è stato affidato lo sviluppo di tutte le vetture del gruppo, dalla Panda al Ducato, fino all’Alfa Giulia e alla Stelvio.

"La conoscenza, l’approccio mentale, la multidimensionalità sono state la mia fortuna – prosegue Binotto –. Tutto torna utile, non si smette di imparare e crescere, ma di base ci deve essere la curiosità di apprendere e la passione. Se avete scelto Modena è per la passione del territorio, di quello che vi può offrire. Le aziende del territorio offrono molto".