di Stefano Marchetti
L’emozione non ha voce, cantava Celentano. Ma può avere una lacrima. "Essere riusciti a riaprire questo teatro, nonostante tutte le difficoltà, è una soddisfazione grandissima...", confida Luca Prandini, sindaco di Concordia, che si commuove alla presentazione del ‘rinnovato’ Teatro del Popolo. La storica sala era chiusa da più di 11 anni, dalla tremenda notte del terremoto: sabato 16 tornerà a spalancare le porte e nel paese si farà festa per due giorni con Maria Grazia Cucinotta come madrina, i concerti e gli spettacoli delle associazioni (dalla Fondazione Scuola di musica Andreoli alla ‘Zattera’), le visite teatralizzate, lo street food in piazza e domenica 17 ’Coppia aperta quasi spalancata’, un classico di Dario Fo e Franca Rame portato in scena da Chiara Francini. "Questo teatro torna a essere casa artistica e luogo dei cittadini – osserva l’assessore Marika Menozzi –. Un’intera generazione di ragazzi finalmente potrà entrarvi e conoscerlo".
Il Teatro del Popolo – che ha una capienza di 460 posti – venne inaugurato nel 1934 (allora si chiamava Teatro Littorio) e nelle sue linee rivela lo stile e il gusto dell’epoca. Il sisma lo aveva devastato: "Anche la torre scenica si era come girata", annota Nicola Berlucchi che ha lavorato ai restauri di importanti teatri (come la Fenice di Venezia) e si è occupato della progettazione del ripristino. I lavori sono iniziati nel giugno 2021 "e hanno affrontato le limitazioni legate al Covid, poi il rialzo dei costi e la carenza di materie prime – ricorda Elisabetta Dotti, responsabile dei lavori pubblici –. Ma volevamo arrivare a questo risultato". La ricostruzione ha richiesto una spesa di 3 milioni e 600mila euro, coperti con fondi post sisma, risorse regionali, rimborsi assicurativi e anche una quota di Pnrr. Nella Bassa sono pochissimi i teatri riaperti: a Mirandola, San Felice e Finale le luci della ribalta sono ancora spente.
Entriamo allora nella sala del ritrovato teatro dove fervono gli ultimi lavori che dovranno essere completati poi anche nelle prossime settimane: "Il lampadario centrale, mosso da quattro argani, verrà montato a metà ottobre". Nel ripristino si è posta grande attenzione alla macchina scenica, alle dotazioni e agli impianti. "Abbiamo cercato di riportare il teatro alle origini, eliminando alcune sovrastrutture di interventi successivi, ma con un cuore tecnologico moderno", dice ancora il progettista. Di particolare suggestione è il soffitto che venne dipinto da Arcangelo Salvarani, carpigiano: fra le muse raffigurò anche il cinema e la radio.
La riapertura coinvolgerà associazioni e volontari, la Proloco, i gruppi locali. Per la gestione del teatro, l’amministrazione si è affidata alla Fondazione Ater che presto annuncerà la stagione. "Aprire un teatro è un esercizio di democrazia, perché il teatro è il miglior luogo in cui una comunità ritrova se stessa", fa notare il direttore Roberto De Lellis. Da lunedì 4 si potranno prenotare i posti gratuiti per gli appuntamenti dell’inaugurazione (info, 3382219383 o teatrodelpopolo@ater.emr.it). Nella gioia della riapertura si incastona anche il lavoro della sartoria sociale Manigolde di Finale. Il vecchio sipario del teatro era tutto rovinato e addirittura i vandali (entrati nel teatro inagibile) lo avevano strappato: dai suoi velluti rossi e oro sono nati alcuni portachiavi che saranno gadget della riapertura, mentre la Caritas di Vallalta ha realizzato borsette e accessori. Un teatro che rinasce fa fiorire anche nuova speranza.