"Il vero Nerone? Non diede fuoco a Roma"

Alberto Angela presenta domani al Monzani la sua ultima opera che smonta le ’fake news’sull’imperatore. Subito esauriti i posti disponibili

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di Vincenzo Malara

Innovatore, musicista e collezionista d’arte. Ma anche folle, cinico assassino e repressore dei Cristiani. Nerone è uno dei più controversi protagonisti della storia romana, una figura capace di evocare episodi tremendi che hanno segnato l’impero, a partire dal grande incendio di Roma. Ma è tutto vero? A prenderci per mano, smontando tante fake news arrivate intatte fino ai nostri giorni, intrecciando dati archeologici e studi moderni, è Alberto Angela, che nel libro (l’ultimo di una trilogia) ‘Nerone. La rinascita di Roma e il tramonto di un imperatore’ (edito da HarperCollins - Rai Libri) ci riconsegna l’ultimo appartenente alla dinastia giulio-claudia nelle vesti inedite di una sorta di Joker della storia. Lo stesso Angela sarà ospite domani al Bper Banca Forum Monzani (ore 17.30) per raccontare l’opera. Un incontro attesissimo, testimoniato dai 1.800 posti a disposizione (1.200 al Forum e 800 nelle due sale collegate dal Cinema Raffaello) andati sold-out in pochi minuti.

Chi era davvero Nerone e quali sono i falsi miti sul suo conto?

"Le inesattezze, che oggi chiamiamo fake news, sono tantissime. La più clamorosa vede Nerone come il responsabile dell’incendio di Roma. Non fu così. A generare il grande rogo fu un banale incidente, probabilmente una lucerna che infuocò una tenda o qualcosa di simile. Altra bugia è quella secondo cui Nerone avrebbe ucciso la seconda moglie, Poppea, che invece fu la donna che amò di più. Il suo decesso fu dovuto quasi sicuramente alle complicazioni della gravidanza. Tutte queste voci maligne vennero messe in giro, tra gli altri, dai senatori conservatori, che detestavano Nerone in quanto era un grande innovatore. In pochi sanno, per esempio, che negli anni comparvero addirittura trequattro sosia per screditarlo".

In cosa Nerone era un despota e in cosa un ribelle innovatore?

"Nerone era un imperatore strano, ma anche un vero artista. Era certamente un dittatore con tutte le conseguenze che ne derivavano, ma ricordiamoci che quando andò al potere aveva solo 17 anni, quindi era un ragazzo e come qualsiasi giovane tendeva a trasgredire e coltivare le proprie passioni. Amava la velocità e sfrecciare sui carri, suonava strumenti musicali e si esibiva in concerti come farebbe oggi un rapper, poi partecipò ai giochi olimpici e inventò addirittura dei drink. La sua ribellione si manifestava nel modo originale in cui vestiva e nei capelli lunghi sulle spalle. Non si era mai visto un imperatore così e per questo attirava le ire dei conservatori".

Il popolo lo amava?

"Contrariamente a ciò che è stato scritto nei secoli, Nerone era amatissimo dal suo popolo. Dopo il grande incendio di Roma l’imperatore aprì le sue proprietà per ospitare gli sfollati con le loro tende e li sfamò donando cibo e grano".

Cosa avvenne dopo l’incendio che rase al suolo Roma?

"Prima di tutto si cercarono immediatamente i colpevoli e i detrattori indicarono Nerone come responsabile. L’imperatore si trovò così costretto a difendersi e accusò la comunità cristiana, ancora esigua e poco insediata nella società. Ne derivò il massacro dei cristiani, tra cui l’uccisione dell’apostolo Pietro. La sua tomba, scavata in maniera clandestina e ubicata nell’area di Trastevere-Vaticano, diventò negli anni meta di venerazione da parte dei fedeli e proprio in quel punto venne eretta la Basilica di San Pietro". Insomma, il grande incendio riscrisse la storia...

"Proprio così. Senza quell’incendio, con tutta probabilità non ci sarebbe stata la Basilica di San Pietro e anche tanti altri edifici a Roma sarebbero diversi. Magari non avremmo nemmeno la Cappella Sistina col Giudizio Universale. L’incendio ha avuto un’influenza profonda sulla storia della cristianità, ma non dimentichiamo anche altre conseguenze. Sulle ceneri di Roma lo stesso Nerone costruì la Domus Aurea col suo lago, che successivamente venne prosciugato da Vespasiano per costruirvi addirittura il Colosseo".

C’è un filo conduttore che lega tutti i grandi che racconta?

"Lo vedo, certo. Scrivo sempre mostrando un’inquadratura, un movimento di telecamera, un attore, addirittura le scenografie che possono essere un vicolo o un palazzo. Si tratta di lavori pronti per diventare film o documentari, è già tutto lì dentro".