Imprese, la Regione dimezza l’Irap

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FONDI regionali a favore della montagna, per le imprese, le famiglie e per chi vorrà trasferirsi a vivere sull’Appennino. Nel corso della Conferenza regionale della Montagna voluta dalla Regione, che si è svolta nei giorni scorsi a Bagno di Romagna, sono stati annunciati provvedimenti che interessano circa 12mila tra imprese e lavoratori autonomi, in 100 comuni montani dell’intero territorio emiliano-romagnolo. In primo piano c’è il taglio dell’Irap, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive. La Giunta regionale, nell’ultima seduta, ha approvato il band: dal 30 settembre, le imprese potranno richiedere il contributo che dimezza l’imposta e la azzera per tre anni alle nuove attività e le start up. A disposizione ci sono 36 milioni di euro, 12 ogni anno per il triennio 2019-2021. Inoltre è in preparazione un altro bando, previsto per l’inizio del 2020, che stanzia 10 milioni di euro per il sostegno alle giovani coppie o famiglie che già vivono o decidono di andare a vivere in montagna, che potranno avere contributi fino a 30mila euro per l’acquisto o la ristrutturazione della casa. «Se la nostra regione oggi è in grado di competere con i territori più avanzati al mondo – afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – lo dobbiamo a tutto il territorio, a partire da queste montagne. Un territorio su cui abbiamo investito tanto e dove continuiamo a farlo».

«E’ UN BUON inizio, è un segnale molto positivo questo che arriva dalla Regione, ma se vogliamo tenere le imprese e i giovani in montagna è necessario di più anche da parte dello Stato», commenta Romana Pollacci, segretaria Lapam Confartigianato del Frignano (nella foto), territorio dove, tra il dal 2008 al 2018, nei dieci comuni, sono mancate 598 imprese, scese da 5.161 a 4.563. Per la Pollacci sarebbe necessaria la detassazione contributiva dei dipendenti e un abbattimento dell’Imu. «Se la parte di questa imposta che va allo Stato – dice – restasse alle aziende e al privato sarebbe già un aiuto. Abbiamo il problema delle seconde case: da quando l’aliquota dell’Imu è così elevata si è bloccata l’edilizia, che per noi è un settore fondamentale. Inoltre per le attività di piccole dimensioni servirebbero incentivi per farle restare sul territorio. Penalizzano molto anche la restrizione del credito da parte delle banche e la viabilità carente».