Imputato da Bari, udienza lampo

Detenuto a giudizio per un reato minore accompagnato nonostante la possibilità del collegamento da remoto

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Da Bari fino alla nostra città a spese dei cittadini per partecipare di persona al processo in cui è imputato. Sembrerebbe tutto normale se non fosse che questi soldi si sarebbero potuti risparmiare con un semplice collegamento da remoto, a maggior ragione nel bel mezzo di una pandemia quando lo smart working è lo strumento più utilizzato anche nel mondo della giustizia. Nel caso in questione oltretutto parliamo di un processo per un un reato cosiddetto ‘minore’ commesso da un giovane straniero attualmente ristretto nel carcere di Bari per altre vicende. In tribunale deve rispondere del reato di lesioni ‘semplici’, una ‘quisquilia’ a livello giudiziario, generalmente di competenza del giudice di pace ma siccome il giovane è coimputato insieme ad un complice che ha un’aggravante, il tutto è finito dal giudice monocratico . Ebbene, l’altra mattina era fissata la prima udienza. L’imputato detenuto a Bari ha chiesto, com’è suo diritto, di essere presente al processo e il giudice, invece di disporre il collegamento in via telematica ha deciso per il trasferimento dell’imputato fino alla nostra città; settecento chilometri a bordo di un cellulare della polizia penitenziaria con tanto di scorta composta da almeno tre agenti come prevede la legge e con tutte le spese connesse, da quelle vive per il viaggio a quelle per il trasferimento del personale e dell’imputato stesso e che comprendono ovviamente i pasti. Parliamo di alcune migliaia di euro per il viaggio da Bari e ritorno. Il tutto per un’udienza di smistamento durata dieci minuti circa, dove cioè si procede soltanto con l’ammissione delle prove e la costituzione delle parti per poi rinviare ad altra data l’inizio del processo vero e proprio, ovvero la discussione con le testimonianze. Un’udienza dunque che poteva senza colpo ferire essere svolta da remoto come si fa per la maggior parte degli imputati detenuti in carcere invece che impiegare forze e denaro per un viaggio attraverso tutta l’Italia. Una cosa simile era accaduta anche di recente: due giovani magrebini, a processo per avere rubato qualche uova dalla cucina del carcere erano stati portati fino a Modena uno da Milano e l’altro da Forlì dove erano stati trasferiti dopo che il Sant’Anna era stato devastato.

Emanuela Zanasi