Bonus fiscali, quattro indagati. "Truffa milionaria all’Inps"

GesCar (gruppo Inalca): «Nessun illecito, abbiamo salvato posti di lavoro»

Lavoratori in un macello

Lavoratori in un macello

Modena, 21 settembre 2016 - I sindacati la chiamano la «scatola di Inalca» che nel 2015 ha riassunto 900 lavoratori al fine di ottenere per ognuno 24mila euro di bonus fiscale. Per il Gruppo, leader mondiale nel settore carni bovine, invece, la GesCar (controllata al 100% da Inalca) è una società che quei posti di lavoro li ha salvati. Nel contenzioso, che fino a qualche mese fa si risolveva in una accesa battaglia sindacale, si inserisce ora una inchiesta della Procura di Modena che ha indagato quattro dirigenti della GesCar. Il presidente della Srl, il responsabile del personale e due consiglieri (questi ultimi per fatti marginali) sono indagati per truffa ai danni dell’Inps. Il pm Enrico Stefani - dopo gli interrogatori chiesti da due degli indagati (tutti difesi dall’avvocato Alessandro Sivelli) - ha chiesto il rinvio a giudizio dei quattro e si attende ora la fissazione dell’udienza preliminare.

Gli accertamenti dell’Ispettorato del lavoro riguardano il meccanismo portato alla luce dalla Cgil l’anno scorso, secondo cui GesCar avrebbe ottenuto i bonus fiscali previsti dalla legge di stabilità 2015 per chi assumeva a tempo indeterminato entro il 31 dicembre, con almeno 6 mesi di lavoro a tempo determinato alle spalle. Secondo l’accusa, Inalca avrebbe disdetto anticipatamente il contratto di appalto con le cooperative Consorzio Euro 2000 e King Service (appalto da 900 dipendenti di cui 200 tra disossatori e facchini nel sito di Castelvetro) per poi assumerli tramite un’agenzia per il lavoro con un contratto di 6 mesi. Di qui la riassunzione a tempo indeterminato presso la GesCar Srl, con regole del Jobs Act, cioè senza articolo 18, e sgravi fiscali. Un meccanismo giudicato truffaldino dagli investigatori secondo cui - se fosse proseguito - avrebbe fruttato oltre 21 milioni di euro. GesCar, si difende e sia il presidente sia il responsabile dell’ufficio personale hanno spiegato le loro ragioni al pm che ha però comunque chiesto il processo. Per la società controllata dal colosso delle carni di Castelvetro, non si è trattato di un raggiro, bensì dell’unico modo per salvare i lavoratori dalle difficoltà delle cooperative. «GesCar ritiene di aver agito nel pieno rispetto delle norme anche sulla base di pareri preventivamente richiesti ad illustri giuristi specializzati in materia. La società ha fatto fronte ad una crisi della cooperativa, assumendo tutto il personale impiegato e facendosi carico di tutti i costi connessi. GesCar confida di poter dimostrare la correttezza del proprio operato nel corso del procedimento». I dipendenti, secondo la difesa, non furono insomma licenziati e riassunti dopo aver lavorato da precari per ottenere i benifici fiscali, ma ricollocati e salvati da GesCar che ha permesso loro di mantenere il posto di lavoro dando continuità alla produzione.