Modena, non diagnosticò l’infarto, medico condannato

Sei mesi al professionista che prescrisse antidolorifici al paziente, morto poco dopo

La vittima Davide Donato

La vittima Davide Donato

Modena, 22 marzo 2018 - Non diagnosticò un infarto in corso ad un paziente che, poco dopo, morì colto dal malore fatale mentre si trovava al volante della propria auto.

E’ stato condannato ieri a sei mesi con condizionale, nell’ambito del processo con rito abbreviato il medico solierese che assisteva Davide Donato, il 38enne morto appunto nel marzo 2013 in un incidente stradale causato da un malore. Secondo il giudice Romito, infatti, il professionista è responsabile di omicidio colposo per non aver diagnosticato quelli che potevano essere i sintomi di un infarto nel paziente poi deceduto.

Nell’udienza di oltre un anno fa il giudice inizialmente prosciolse il medico, ritenendo che non fosse responsabile del decesso ma il pubblico ministero Pasquale Mazzei e i familiari del giovane, difesi dagli avvocati Cosimo Zaccaria e Alessia Massari presentarono ricorso in Cassazione contro la sentenza, ritenuta ingiusta e ‘frettolosa’.

Nel luglio dello scorso anno la Suprema Corte ha accolto il ricorso riaprendo il caso e ieri mattina si è svolto il processo con rito abbreviato per l’imputato, che lo ha visto quindi condannare a sei mesi con condizionale.

«Parliamo di due sentenze di segno opposto – afferma il legale dell’uomo, Alessandro Sivelli – rispettiamo la decisione del giudice, che però non condividiamo e attendiamo la motivazione. Ma rileviamo che l’ufficio del Gip del tribunale Modena ha assunto due decisioni in contrasto tra loro. Non resta quindi che rimetterci alla decisione della corte d’Appello». A seguito della sentenza interviene anche il legale della parte civile, l’avvocato Cosimo Zaccaria: «Voglio solo esprimere massimo rispetto per la famiglia della vittima e per una donna rimasta vedova con due figli». Il più piccolo era nato a un mese dalla morte dell’uomo.

Il caso è noto e risale, appunto, al 29 marzo 2013. Quella mattina il 38enne, titolare di una ditta di etichette, si sentì male e andò dal suo medico di base - l’imputato - il quale gli prescrisse antidolorifici, non riscostrando alcuna patologia cardiaca. All’ora di pranzo Donato andò a casa e dopo aver mangiato accusò dolori ancora più forti. Decise quindi di andare all’ospedale Ramazzini per effettuare una visita più accurata ma durante il tragitto perse il controllo dell’auto e si schiantò contro la cancellata delle Gallerie ad Appalto di Soliera, morendo sul colpo.

L’autopsia confermò poi come il 38enne fosse stato stroncato da un infarto durante il viaggio verso l'ospedale. La vedova dell’uomo spiegò come, nella settimana precedente la morte, Davide fosse stato più volte dal medico per quei dolori scapolari. «Siamo certi che fossero ‘avvisaglie’ dell’infarto, ma il dottore si limitò a dirgli che aveva preso un ‘colpo d’aria’ prescrivendogli antidolorifici – spiegò. Quattro ore prima di morire era tornato dal medico che gli aveva ripetuto la stessa cosa. Non è stato un infarto fulminante a stroncare mio marito – commentò distrutta la donna -, i sintomi premonitori c’erano! Se il medico gli avesse prescritto una visita cardiologica urgente, Davide forse sarebbe ancora qui con noi».