di Gianpaolo Annese
"I nostri sono gli infermieri meno pagati d’Europa e di fronte ad affitti spesso proibitivi scelgono di andar via, rinunciando al ruolo. Spesso e volentieri vengono formati qui e poi tornano a casa, è fisiologico, ma quello che fa davvero male è che questo avvenga immediatamente". È amareggiato Claudio Vagnini, direttore generale dell’Azienda ospedaliero universitaria di Modena mentre, a margine della presentazione dell’intervento salva vita di una paziente di 54 anni, riflette sullra straordinaria difficoltà a reperire infermieri denunciata ieri dalla Fp Cgil. Il sindacato fa presente come il combinato di stipendi bassi, costo della vita, carichi di lavoro enormi allontanino sempre di più gli operatori da questa provincia. Il calcolo è che c’è bisogno tra strutture Ausl e dell’azienda ospedalieri tra i 100 e i 200 infermieri, tra Policlinico e Baggiovara in particolare ne servirebbero almeno 30-40. Non solo dimissioni, ma soprattutto rinunce e mancato reclutamento dovuto al blocco dei concorsi per scarsità di fondi.
"La carenza di infermieri a Modena è un tema che parte da molto lontano – ha spiegato Vagnini – Oggi non siamo più di fronte a infermieri professionali, ma a laureati, a volte plurilaureati con laurea magistrale e master. Sono cambiate le loro caratteristiche, le loro capacità, il loro ruolo. Quello che non si è adeguato però è il livello retributivo: i nostri infermieri sono i meno pagati d’Europa".
In Germania per esempio, secondo anche le testimonianze pubblicate ieri, un infermiere può raggiungere i 2mila euro al mese (con le indennità nel periodo covid anche 3mila) laddove in Italia si viaggia tra i 1.500 e il 1.600 euro al massimo con qualche indennità aggiuntiva. "Si tratta di una situazione preoccupante – osserva Vagnini – se si pensa che molti rinunciano al ruolo: non a un semplice incarico, ma proprio al ruolo. Il problema è anche che città ricche, come Modena, propongono affitti proibitivi per certi livelli retributivi ed è evidente che la gente non ce la fa. C’è dunque in sostanza un mancato adeguamento degli stipendi unito al nodo degli affitti delle case troppo onerosi: occorre un intervento a livello locale, regionale e nazionale per evitare di perderli".
La beffa oltre al danno è però quanto emerge dai bandi e dai concorsi che vengono organizzati. "Una volta che vengono formati tendono a tornare, proprio per i motivi di cui parlavamo, nelle loro città di origine. Se questo è un fenomeno fisiologico, quello che fa davvero male è che questo avvenga subito dopo il reclutamento. La gente formata da noi che poi però se ne va è un problema drammatico".