Inger indaga il ’Don Juan’ "Ci mette in discussione"

Il coreografo svedese ha creato un nuovo Don Giovanni per Aterballetto. Lo vedremo stasera (ore 20.30) al teatro Comunale: "Una grande sfida"

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L’eterno seduttore ma anche l’incarnazione della gioia di vivere, la sensualità che lotta contro la morte, ma anche l’angoscia che in lui diventa energia, "un demoniaco desiderio di vivere", come ha scritto Kierkegaard. Mito e archetipo di tutti i tempi, Don Giovanni ha ispirato la letteratura e la musica.

"Indagare la figura di Don Giovanni è una grande sfida", ammette Johan Inger, svedese, ballerino e poi coreografo del Nederlands Dans Theater, che per Aterballetto ha creato un novello "Don Juan" (vincitore del premio Danza&Danza per la miglior produzione 2020) che vedremo stasera alle 20.30 al teatro Comunale Pavarotti - Freni di Modena.

Inger e il drammaturgo Gregor Acuña-Pohl hanno lavorato sul personaggio consultando ben venticinque fonti d’ispirazione, dunque non solo Molière, Brecht o Tirso de Molina: la creazione coreografica (sulla partitura orifinale di Marc Alvarez) diventa come una lente d’ingrandimento dei caratteri dei singoli personaggi della storia, da Donna Elvira a Donna Anna, Zerlina e Masetto, per svelare il loro mondo interiore. Emerge immediata la contemporaneità del personaggio di Don Giovanni, un uomo che sembra interpretare la stessa superficialità che caratterizza i nostri giorni. E traspare anche la complessità del dialogo fra generi.

Atto unico per sedici danzatori, questo "Don Juan" si muove in uno spazio scenico (ideato da Curt Allen Wilmer) che è come un labirinto senza indicazioni geografiche o temporali. "Avvicinarmi a un personaggio così complicato mi ha spinto a mettere in discussione il comportamento maschile – spiega Inger –. In verità Don Giovanni non è un ‘carnefice’ anche se, man mano che scivola in più guai, finisce per diventare un assassino. Don Juan è un giocattolo nelle mani delle donne, è una ‘vittima’ che riesce in realtà a dare alle donne che incontra quello che vogliono: a Zerlina l’ultima avventura prima del matrimonio e della vita coniugale, a Tisbea l’illusione che sia lei a condurre il gioco sessuale, a Donna Ana la passionalità e il piacere che il marito Ottavio non sa darle".

E a tutti noi offre la possibilità – forse – di riconoscere in lui modi, costumi e vizi anche della nostra società.

s. m.