Natale, canti in arabo alle Collodi. I genitori: "Scelta discutibile"

Famiglie spaccate. La vice preside: "E’ un inno alla pace, ne abbiamo bisogno"

Alle elementari Collodi è polemica sulla scelta del brano da far cantare agli alunni per le  festività

Alle elementari Collodi è polemica sulla scelta del brano da far cantare agli alunni per le festività

Modena, 11 dicembre 2015 - «Salam o mia città, Salam o mia realtà, Salam io ti amerò, Salam ritornerò». È giusto che i bambini a scuola intonino canzoni con strofe in arabo? È una scelta che va verso la ricerca dell’integrazione, quella auspicata, oppure verso la perdita dei nostri valori e delle nostre tradizioni? Su questo aspetto si ‘dividono’ i genitori delle scuole elementari Collodi di via Nonantolana.

I dirigenti scolastici, insieme ai rappresentanti dei genitori, hanno infatti scelto per la fiaccolata organizzata come ogni anno al parco XXII aprile una canzone che contiene alcune strofe in arabo: ‘Una stella a Betlemme’, testo cantato da un bimbo palestinese allo Zecchino D’Oro. Il prossimo 18 dicembre, alle 17, nell’anfiteatro del parco, i bimbi delle scuole Collodi, insieme agli alunni di altri istituti scolastici della città, intoneranno quindi la canzone che da giorni sono impegnati a preparare, insieme al ‘Mondo che vorrei’, di Laura Pausini.

L’iniziativa, però, non è piaciuta molto ad alcuni genitori e tra questi ora insorge un papà. «Mia figlia viene obbligata a pronunciare parole in arabo e non la trovo una cosa giusta – afferma –, a casa mi ha fatto ascoltare la canzone e non vi è nulla che faccia riferimento al Natale. Non dico che sia giusto strumentalizzare; ma dov’è finito il ‘Tu scendi dalle stelle?. La strofa interamente in arabo la cantano solo i bimbi stranieri, i nostri figli cantano solo alcune frasi, ma a me non va bene comunque. Non sono razzista ma ho visto che davanti alle mie titubanze sono stato etichettato da altri genitori come tale. Semplicemente non mi piace sentire mia figlia cantare parole in arabo o sentirla pronunciare Salam. Per me di normale c’è molto poco, stiamo uscendo dai canoni. Per non parlare dell’ora di musica – commenta ancora il papà – io da piccolo suonavo il flauto, mia figlia oggi suona il bongo o altri tipici strumenti afro. C’è chi mi ha detto che non vi è alcuna differenza tra questa canzone e quelle in inglese, ma mi pare assurdo paragonarle. Non concepisco che in un ambiente natalizio venga ufficializzata una melodia araba».

La vice preside, Beatrice Marongiu, spiega che la stessa canzone è stata intonata anche lo scorso anno. A quanto pare, però, il clima che si respira questo Natale, dopo gli attentati di Parigi, ha in parte incrinato l’atmosfera di serenità. La scuola è appunto ‘divisa’ sull’iniziativa, con un gruppo di genitori che, al contrario, si dice assolutamente contento della scelta fatta. «Noi siamo felici che i bambini cantino questa canzone – afferma una mamma –, si tratta solo di una breve strofa e questa polemica ci pare assurda».

Dello stesso avviso la vice preside Marongiu: «L’iniziativa rientra nelle diverse manifestazioni anti degrado organizzate al parco 22 aprile e, ovviamente, in concomitanza con le feste natalizie. Quello di cui abbiamo bisogno tutti è la pace e la canzone rappresenta proprio la richiesta di pace di un bambino palestinese. Se vogliamo essere precisi – sottolinea la vice preside – Gesù è nato in Palestina, era arabo. Quindi questa è una polemica sterile in un momento in cui si dovrebbe chiedere la pace dopo i terribili attentati».