Jazz e lambrusco, da Modena all’Australia

Il chitarrista Gabriele Campani vive a Perth, dopo anni in Nuova Zelanda: "Ho scelto la musica incontrando Louis Armstrong"

Jazz e lambrusco,  da Modena all’Australia

Jazz e lambrusco, da Modena all’Australia

di Doriano Rabotti

Ogni passo è un arpeggio, ogni salto una scala, ogni volo un riff: la chitarra è un tappeto volante, può portarti da Modena all’Australia passando per Casalgrande e per la Nuova Zelanda, come nel caso del musicista Gabriele Campani. Pizzicando quelle corde si è costruito una vita e una dimensione internazionale che lo ha portato oggi ad avere la cittadinanza neozelandese e, tra un po’, anche quella australiana: ha 64 anni, vive a Perth, dove si esibisce abitualmente, dopo anni passati ad Auckland.

Campani, ci racconti come è iniziato tutto.

"Io sono cresciuto a Modena, mio zio era Paul Campani, il disegnatore di Carosello. Grazie a lui ebbi l’occasione di conoscere, quando ero un bambino, Louis Armstrong: era venuto a Modena per registrare una pubblicità, in viale Amendola".

Un buon inizio. È per quello che ha fatto il musicista?

"Suonavo la chitarra, mi piaceva, intanto studiavo. Ho frequentato il liceo Tassoni e l’università, mi sono laureato in Economia e commercio perché, come cantava Guccini, ’un laureato conta più di un cantante’. E avevo iniziato a insegnare, all’istituto Cattaneo di Modena: così avevo uno stipendio e potevo dedicarmi alla musica senza dovermi preoccupare dei soldi".

Che cosa le fece cambiare strada?

"Un anno non mi rinnovarono la supplenza, mi trasferii a Casalgrande dove avevo una casa con l’orto e la legna. E dove con un assessore appassionato di musica inaugurammo una rassegna, Jazz in Blue, che mi portò ad aprire i concerti di grandi come Sellani o Basso. Intanto insegnavo all’Accademia della Musica di Modena e al Cepam di Reggio Emilia, e suonavo con amici un po’ dappertutto, da Fabrizio “Biccio” Benevelli a Daniela Galli, da Federico Veratti a Cristiano Maramotti, Marco Remondini, Daniele Sironi, Emanuele Reverberi".

Come è finito all’altro capo del mondo?

"Per curiosità. Avevo visto la Nuova Zelanda da turista e mi era piaciuta. Alla fine degli anni novanta andai per fare un’esperienza, tornai a Modena nel 2002. Ma dopo la morte di mia madre, nel 2008 sono tornato in Nuova Zelanda con un permesso di lavoro e grazie ai contatti che avevo allacciato nel frattempo. Un promoter australiano mi fece aprire il concerto di George Benson, e per anni ho suonato con la Downbeat Big Band".

Come si trova un italiano in Oceania?

"Bene, siamo molto rispettati, c’è una lunga storia di emigrazione. Per anni ho avuto anche il sostegno del console italiano, Davide Balloni, mi ha invitato a suonare all’Italia Day. Il prossimo 2 giugno parteciperò alla serata di galà al consolato. Qui ci sono almeno ventimila persone di origini italiane, anche se non ne parlano una parola".

Da Auckland a Perth: perché?

"Per provare qualcosa di nuovo. Mi trovavo bene con i maori, un po’ meno con gli altri che ti considerano comunque un overseas, uno arrivato da oltre il mare. La Nuova Zelanda ha un clima pessimo, mentre nell’Australia occidentale è mediterraneo, si sta bene".

E col cibo come la mettiamo?

"Non ci sono problemi, me la cavo bene in cucina. E arrivano anche i prodotti italiani: quando organizzo una serata con gli amici a base di gnocco fritto, non manca mai un Lambrusco della cantina reggiana di Puianello, in tavola. Solo che qui costa come lo champagne".