L’ampliamento Inalca preoccupa il comitato

Castelvetro, in progetto la lavorazione di ossa e grassi animali. Bozzoli: «Temiamo miasmi». Il via libera passerà dalla Conferenza dei servizi

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Lo stabilimento Inalca ha inquadrato all’orizzonte la realizzazione di due nuove linee produttive, e di conseguenza anche l’installazione degli impianti necessari a svilupparle. A quello stesso orizzonte, però, guarda ora col coltello tra i denti anche il comitato ’No Impianti Biomasse Terre di Castelli’, evoluzione del ’No Inceneritore Inalca’ che alcuni anni fa diede battaglia – vincendola – al colosso delle carni contro l’ipotesi di un cogeneratore, poi bocciata dalle autorità competenti.

Lo scenario e il progetto adesso sono diversi, ma per procedere serviva ora all’impresa una nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia). O meglio, un aggiornamento di quella precedente, firmata nel 2012 e scaduta nel 2017. Che all’azienda aveva concesso il via libera (condizionato da 52 prescrizioni) al cosiddetto rendering, un ’maxi-bollitore’ per scarti animali, ma che le aveva anche negato la costruzione del cogeneratore a biomasse (fu la Provincia a mettersi di traverso in Conferenza dei servizi, ndr) in cui usare il materiale in uscita come ’carburante’ per produrre energia. Quel ’no’ dimezzò di fatto il progetto rendendolo poco appetibile per la ditta, che infatti non lo ha mai sviluppato.

Ad ogni modo l’Inalca nei mesi scorsi ha chiesto ad Arpae un rinnovo «con modifiche non sostanziali» dell’Aia, circostanziando un nuovo progetto: vorrebbe realizzare due impianti per la frantumazione delle ossa in farina e per la produzione di grassi alimentari, tutti «di alta qualità». Dunque, niente più rendering nè tantomeno cogeneratori. Ed Arpae lo scorso 20 dicembre ha concesso all’azienda l’Aia rinnovata, cancellando 20 tra le prescrizioni precedenti proprio grazie allo stralcio del rendering.

Il via libera definitivo al progetto dovrà ora passare per una Conferenza dei servizi fissata per fine febbraio, ma il comitato, come detto, ha grosse riserve sull’operazione. Tanto da aver già convocato un’assemblea pubblica per giovedì prossimo, alle 20.45 presso l’agriturismo Zanasi. «Siamo molto preoccupati per il nuovo progetto – spiega il comitato col suo portavoce Luciano Bozzoli –, abbiamo in zona altre grandi ditte che praticano lavorazioni analoghe e conosciamo le problematiche di cattivi odori che possono generare. Non sappiamo se Inalca tratterà prodotti generati all’interno dello stabilimento o provenienti dall’esterno, ma le soluzioni tecniche proposte per il contenimento degli odori ci pare che non possano ottenere i risultati attesi applicando le 52 prescrizioni dell’Aia del 2012».

«Ci sarò anch’io in Conferenza – ha detto invece Fabio Franceschini, sindaco di Castelvetro – proprio con l’intento di verificare, insieme agli esperti degli enti competenti, che tutto vada bene. Con la massima trasparenza e in totale aderenza alle normative vigenti. E anche il comitato potrà fare le sue osservazioni».

L’Inalca, interpellata, per il momento preferisce non commentare la vicenda. Ma la sua posizione si può estrapolare dal testo dell’Aia, nel quale la ditta garantisce che «l’unico punto di emissione sarà rappresentato dall’uscita di uno scrubber» e che «non si prevede la formazione di arie maleodoranti, in quanto l’impianto tratterà solo matrici alimentari».

Valerio Gagliardelli