«L’emozione di incorniciare Leonardo»

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AVERE tra le mani un dipinto di Leonardo Da Vinci. Poterne apprezzare da vicino i colori, intravederne le pennellate e sentirsi come trasportati nel lontano 1500, quasi rivedendo il Maestro all’opera mentre dipinge. Potrebbe sembrare un sogno: in realtà è tutto straordinariamente vero. Protagonista di questa inedita emozione è Enrico Ceci, pavullese ora residente a Serramazzoni, uno dei più famosi mercanti di cornici antiche, conosciuto a livello internazionale.

Una sua cornice per un dipinto Leonardo: come è accaduto?

«Lo scorso aprile ho ricevuto una telefonata da Parigi: una restauratrice di origine italiana che lavora nella capitale francese mi chiamava per conto della proprietà dell’opera. In vista dell’esposizione al Louvre, ad ottobre, in occasione dei cinquecento anni dalla morte di Da Vinci, il dipinto necessitava di una cornice adeguata».

Di che opera di tratta?

«‘La Madonna dei Fusi (o dell’Aspo)’, un dipinto a olio su tavola poi trasferito su tela e incollato su tavola, attribuito a Leonardo da Vinci, databile al 1501 e conservato in una collezione privata. Il quadro raffigurava la Vergine nell’atto di ‘inaspare i fusi’ e il Bambino mentre afferra l’aspo come se fosse una croce. Nel 2003 l’opera è stata trafugata da un castello presso Edimburgo e poi ritrovata nel 2007. Un capolavoro di inestimabile valore, nonché l’unico Leonardo che è di una collezione privata».

Cosa le hanno chiesto?

«Mi hanno detto che cercavano una cornice per un dipinto ‘leonardesco’: forse temevano che svelando si trattasse di un autentico Leonardo potessi alzare il prezzo della cornice (ride, ndr). Mi hanno mandato via mail le immagini di un dipinto molto simile. Ho mandato le foto della cornice e il montaggio virtuale del dipinto. Ed è piaciuta alla proprietà».

Quando si è reso conto che invece si trattava di un Leonardo?

«Quando me l’hanno dato in mano, anche se sinceramente il sospetto un po’ già l’avevo. Stavo rientrando con mia moglie Maria Grazia (che collabora con lui, ndr) da una mostra internazionale a Maastricht. Ci siamo fermati a Parigi per verificare le misure del quadro e studiare il modo migliore per effettuare il montaggio della cornice. La restauratrice: mi ha fatto vedere il dipinto. Ho detto: ‘E’ lui’».

Cosa si prova ad essere scelti per fornire la cornice a un capolavoro?

«Nella mia oltre quarantennale esperienza ho incorniciato altri dipinti molto importanti: Tiziano, Raffaello, Orazio Gentileschi, Velázquez, Rubens e tanti altri, lavorando per il Metropolitan Museum di New York, la National Gallery di Londra, il Paul Getty di Los Angeles. Ma quando ho preso tra le mani quel Leonardo mi sono sentito un uomo fortunato e tra i pochissimi privilegiati che hanno potuto toccarlo».

E lei aveva la cornice giusta… «Ho proposto una cornice di provenienza toscana dei primi anni del Cinquecento di tipologia ‘a cassetta’, decorata in pastiglia a rilievo, dorata ad oro zecchino su preparazione a bolo scuro e mestica grigia perfettamente indicata per l’opera. Il montaggio della cornice su un dipinto di tale importanza ha comportato l’esame di diverse necessità espositive e conservative. La proprietà mi ha chiesto di eseguire personalmente il montaggio nello studio francese».