«L’incubo sta per finire, giovedì sarò libero»

Coronavirus, pare scongiurato il contagio per i cinque modenesi in quarantena a Roma. Talignani: «Test negativi, vedo la luce»

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«Se anche l’ultimo tampone darà esito negativo, come tutti quelli effettuati fino ad oggi, giovedì saremo liberi di uscire e tornare finalmente a casa, dalle nostre famiglie: sono ovviamente molto felice e assolutamente ottimista». Michel Talignani, 45 anni, modenese di Montale, è uno dei 56 italiani messi in quarantena alla Cecchignola, il centro sportivo dell’esercito a Roma, al fine di scongiurare il rischio di un contagio da Coronavirus sul territorio italiano.

Esperto site manager per un’importante azienda del settore ceramico, la sua disavventura è iniziata lo scorso 22 gennaio quando, per assolvere ad alcuni impegni di lavoro, è atterrato a Wuhan. La città che, nel giro di 24 ore dal suo arrivo è di fatto diventata l’epicentro’ della pandemia.

Talignani, finalmente all’orizzonte arrivano buone notizie: il rischio del contagio pare ormai essere scongiurato e il ritorno a una vita normale è vicino.

«Diciamo che se prima vedevo una piccola ‘lampadina’ in fondo al tunnel, adesso vediamo una luce bella intensa e siamo molto più tranquilli: i test che abbiamo fatto sono tutti risultati negativi, ora si tratta di avere pazienza fino a giovedì e poi si tornerà alla vita normale».

«Quarantena», un termine che spaventa parecchio, come tutti quelli di cui non si conosce a fondo il significato: in cosa consiste?

«Uno magari da fuori si immagina chissà che cosa, tipo qualche isolamento tipo prigionia, ma in realtà mica siamo segregati in camera. Possiamo uscire dalle nostre stanze, interagire tra di noi e ci hanno messo a disposizione diverse cose per ingannare il tempo: un tavolo da ping pong, un calcio balilla, la pista da corsa, insomma sappiamo come passarci il tempo. Certo, siamo ovviamente controllati dal punto di vista medico e ogni cinque giorni siamo sottoposti a tamponi-test per verificare le nostre condizioni di salute, ma non c’è nessuna ’sofferenza fisica’ o psicologica».

Dal mondo ’esterno’ ha percepito diffidenza nei vostri confronti?

«Mi hanno dato parecchio fastidio i commenti sui social network. Tante, troppe critiche spesso anche violente, sulla decisione di farci fare la quarantena in Italia e non là. In molti avrebbero voluto che rimanessimo in Cina perchè credono che qui possiamo essere pericolosi: inizialmente ho provato a rispondere e a cercare di spiegare la situazione, ma poi ho capito che non ne valeva la pena: con alcune persone è davvero inutile spiegare certe dinamiche».

Una volta uscito da Cecchignola ha paura di essere guardato con sospetto?

«Visto quello che stanno facendo passare ad alcuni cittadini cinesi che sono in Italia sono un po’ preoccupato, ma in realtà sono io che dovrei aver paura della gente (sorride amaramente, ndr) una volta fuori di qui, con tutti i controlli che abbiamo fatto, io avrò la certezza al mille per mille di non essere stato contagiato. Ovviamente è una provocazione buttata lì, perchè in Italia fortunatamente la situazione è assolutamente sotto controllo: ci sono i tre casi che tutti conoscono, ma non mi risultano altre situazioni simili».

Si sente in dovere di ringraziare qualcuno?

«Ci sono tantissime persone che mi hanno dimostrato quanto valgono: in primis la mia famiglia che non mi ha mai fatto mancare il proprio affetto, poi c’è il personale medico dell’esercito che si è sempre reso super disponibile in tutto e per tutto e in ultimo, ma ovviamente non per importanza, i ragazzi dell’aeronautica che sono venuti a prenderci in Cina e ci hanno portato via».