«L’integrazione è il nostro fiore all’occhiello»

Migration

Sindaco Costantini, Spilamberto col suo 19,4% è il Comune con più residenti stranieri in rapporto alla popolazione. Uno su cinque.

«Per me è una medaglia, un fiore all’occhiello visto l’alto livello di integrazione raggiunto. Ed è un 20% che mi fa sorridere, perché mi ricorda il 25% di origini africane che scorre nel mio sangue, visto che ho una nonna somala. Cosa che spiego sempre molto volentieri ai bimbi nelle scuole, perché è tra loro che si semina. Infatti la Spilamberto di oggi deve molto a ciò che è stato fatto da chi mi ha preceduto».

Quali sono i risultati tangibili di questa integrazione riuscita?

«Basta uscire di casa e vivere davvero il paese per rendersene conto. La tante iniziative che anche quest’estate stanno animando Spilamberto hanno una frequentazione e un impegno organizzativo trasversale, così come l’associazionismo e il mondo del volontariato, dove italiani e stranieri sono sempre fianco a fianco nel prendersi cura del paese e della comunità con grande generosità. Poi sono il primo a rimproverare l’immigrato che si siede sui gradini del municipio, così come il ragazzo italiano di buona famiglia che getta una carta a terra. La distinzione e tra maleducati e non, tra il dimostrare o meno senso civico. Il resto non c’entra nulla».

Eppure in paese c’è chi parla, anche attraverso i social, di ‘zone degradate in mano agli immigrati’.

«È una percezione che può avere solo chi vive Spilamberto da dietro un pc. Le iniziative sono numerosissime, c’è una vitalità che in tanti ci invidiano. Chi parla di ‘ghetti’ dovrebbe prima guardare a certi quartieri di città governati dalla Lega, dove davvero l’integrazione non esiste. Per me non conta che il 20% dei residenti qui sia straniero, ma che io sia il sindaco del 100% degli abitanti. E per me sono tutti spilambertesi. E anche i dati dei servizi locali sfatano il luogo comune dell’ ‘Aiutiamo solo gli stranieri’».

Una delle sue maggiori battaglie resta lo ius soli.

«Sì. E mi chiedo come si possano conteggiare nella statistica degli ‘stranieri’ i bambini nati in Italia da cittadini di altre origini, che han fatto qui tutte le scuole. Il fatto che debbano aspettare fino ai 18 anni per chiedere la cittadinanza italiana è un’ingiustizia clamorosa».

Valerio Gagliardelli