CronacaLa baby gang bivacca all’ospedale di notte, scorrazzano in sala d’attesa: tre nei guai

La baby gang bivacca all’ospedale di notte, scorrazzano in sala d’attesa: tre nei guai

Mirandola, scoperti da un operatore ieri all’alba. Sono stati riaffidati ai genitori dai carabinieri. I minori sono stati colpiti da Daspo urbano

L’ospedale di Mirandola è stato preso di mira l’altra notte da un gruppo di minorenni

L’ospedale di Mirandola è stato preso di mira l’altra notte da un gruppo di minorenni

Mirandola (Modena), 25 settembre 2022 - Non si sa con certezza come abbiano fatto ad introdursi nell’ospedale e a che ora risalga l’irruzione: quel che è certo è che hanno bivaccato all’interno del Santa Maria Bianca di Mirandola per poi fare colazione alle macchinette come se fossero al bar. Ancora una volta al centro dell’ennesimo grave episodio ci sono i ragazzini di una nota baby gang della bassa: tre minorenni stranieri che, venerdì notte, non si sa bene a che ora sono entrati all’interno dell’ospedale di Mirandola. Il trio avrebbe prima raggiunto in silenzio e poi ‘sonnecchiato’ nella sala di attesa dell’area diurna, ovvero l’area utilizzata solitamente fino al venerdì dai pazienti poi eventualmente presi in carico dai sanitari. Una zona che si trova nell’ala che si affaccia in sostanza sulla piazza centrale dell’edificio.

A sorprenderli nella struttura, intorno alle 6 di ieri mattina sarebbe stato uno degli addetti alle pulizie che li avrebbe appunto ’beccati’ nella sala diurna e subito invitati ad andarsene, dopo aver chiesto spiegazioni circa la loro presenza in ospedale e a quell’ora, senza ovviamente ottenere risposte. I tre, però, si sarebbero rifiutati di ‘accettare’ la regola e la ‘lavata di capo’ da parte dello sconosciuto e, dopo aver preso a male parole l’operatore, si sarebbero ‘accomodati’ alle macchinette per poi fare colazione. Subito sono stati avvisati i carabinieri che, giunti prontamente sul posto con i colleghi della polizia locale, hanno identificato i minori e hanno contattato poi le rispettive famiglie, ai quali i ragazzini sono stati riaffidati. Nei confronti dei tre è stato poi emesso il Daspo urbano: un provvedimento di allontanamento dall’ospedale di Mirandola e dalla zona del nosocomio.

Non è chiaro appunto come la gang sia riuscita ad introfularsi in ospedale: gli accertamenti sono ora in corso e non è chiaro neppure cosa abbiano ‘combinato’ tutta la notte i tre minori all’interno della struttura ma pare che si siano introdotti all’interno soltanto per ‘scorrazzare’; infatti non sono stati contestati loro reati. E’ chiaro che l’ospedale non è ‘sigillato’ ma non sono stati rilevati segni di scasso; difficile quindi capire da dove la gang possa essere entrata. Alcuni dei minori sarebbero gli stessi che, il mese scorso, hanno aggredito e mandato in ospedale un macchinista, a Poggio Rusco, nella bassa mantovana, dopo che lo stesso era intervenuto per difendere la capotreno, una 26enne. In quattro, infatti, tutti stranieri erano stati notati dalla giovane vicino ad un treno in sosta in stazione. La capotreno aveva tentato di far allontanare i ragazzini ma questi, in tutta risposta, l’avevano molestata e aggredita. A quel punto era intervenuto il macchinista che, a sua volta, era stato aggredito e rapinato di un orologio. Subito erano scattate le indagini che pare abbiano portato proprio ad alcuni minori: gli stessi che venerdì notte si sono introdotti abusivamente in ospedale.

Pronta la versione dell’Ausl: "Appena individuati, i servizi dell’ospedale hanno chiamato i carabinieri che sono subito intervenuti per le procedure di riconoscimento e sgombero. Non si è configurato alcun reato evidente o atto vandalico e le persone sono state oggetto di un provvedimento di divieto di avvicinamento all’ospedale.Si precisa che, pur dotato di più sistemi di sicurezza e sorveglianza, un ospedale per sua natura deve rimanere accessibile e attivo h24 e 7 giorni su 7, consentendo comunque l’accesso di pazienti, professionisti sanitari e personale di servizio. I controlli sono costanti sia da parte del servizio di vigilanza interno, sia da parte delle forze dell’ordine con le quali c’è costante collaborazione, come avvenuto anche in questo caso".