"Mio padre è nato per i piedi. Parto podalico si dice adesso. Secondo la teoria di mia mamma, era quindi destinato fin dalla nascita a essere un bastian contrario". Questa frase che compare a pagina 73, contiene alla perfezione lo spirito irridente e la vena ironica del felicissimo esordio letterario di Elena Bosi, nata a Mirandola ma cresciuta a Concordia sulla Secchia (’Mio padre è nato per i piedi’, edizioni Neri Pozza, pagine 210). Il romanzo è composto da una serie di quadri che viaggiano nel tempo seguendo le vicende dei membri della famiglia di Giulia, alter ego dell’autrice nata nel 1978, risalendo ai suoi genitori fino ai nonni, bisnonni, zii e parenti acquisiti. Un’umanità bislacca che affronta le prove della vita, la guerra, gli stenti e le privazioni a viso aperto, senza mai perdere la voglia di una battuta, di un sorriso. Un microcosmo stravagante visto attraverso gli occhi smaliziati della ’bambina dei portici’ come veniva chiamata Giulia per le sue scorribande con il triciclo sotto
i portici di Concordia (e nella navata della chiesa durante la messa). Gli episodi sono tanti e così ricchi di arguzia e brio che si fa fatica a sceglierne uno piuttosto che un altro. Potrei citare quello del bisnonno Damiano, ferito in guerra, che ottiene come ’risarcimento’ per la gamba donata alla patria, un posto da stradino. "Come se trasportare delle carriole piene di ghiaia per
riparare le buche lungo le strade fosse un mestiere adatto a un invalido di guerra". Insomma storie così, da leggere tutte d’un fiato, scritte con tocco leggero e profondità di pensiero, dove i tanti balenghi con le loro stramberie, superstizioni, riti magici si arrangiano nell’affrontare gli affanni quotidiani. Siccome quando si racconta un romanzo di solito si citano i riferimenti letterari dell’autore, non mi sottraggo e penso a scrittori ’lunatici’ nostri conterranei come Paolo Nori, Ermanno Cavazzoni e, in particolare, Daniele Benati autore di ’Opere complete di Learco Pignagnoli’, un libro strampalato composto anch’esso da folgoranti quadri. Tornando a noi, concludo con una frase rubata dalla quarta di copertina: Elena Bosi "crea un affresco di una famiglia e di un’intera comunità, un romanzo corale che ci restituisce un mondo sorprendente e poetico che forse sta
scomparendo". Proprio così.
Claudio Gavioli