«La bufala sul virus è mia: vi chiedo scusa»

L’ammissione di un dipendente di un’azienda del settore ceramico: «Audio destinato ad alcuni amici», ma è finito in tutta Italia

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di Valentina Reggiani

Seduti ad un tavolo a Reggio Emilia la prima conversazione a cui assistiamo è quella: «Le tv dicono cose sbagliate, ci stanno prendendo in giro. Ci sono tantissimi morti». Entrando in un bar di Modena la scena è la medesima: «È arrivato anche a te? Se esci dal paese sparano». Nel frattempo ti è arrivato lo stesso file audio da chat diverse. L’audio fake di Whatsapp sull’apocalittica situazione del Coronavirus sta impazzando sui cellulari di tutta Italia ed è impossibile fermarlo nonostante l’autore abbia già fatto ’outing’, dichiarando di aver ironizzato – uno scherzo sicuramente di cattivo gusto – su una chat personale, insieme a conoscenti. Lui, il giovane autore, che vive e lavora nella nostra provincia, ora è disperato: mai avrebbe immaginato che il suo audio, tra l’altro il primo di tre dove in realtà successivamente spiegava di aver ironizzato sula situazione, sarebbe finito in giro per l’Italia. Per di più chi lo riceve afferma di essere certo di quelle affermazioni, pronunciate con tono preoccupato: «È sicuramente vero, questo ragazzo è amico di una mia amica ed è prigioniero in Cina». È nelle chat delle scuole, degli uffici di tutto il paese, dei condomini. E tutti lo ascoltano con attenzione e timore, soprattutto. «Erano le sei del mattino ed ero in Cina – spiega il giovane che lavora per un’azienda ceramica del nostro territorio – non avevo dormito tutta la notte e così mi sono collegato. Sui telegiornali si parlava del virus e ho fornito una visione distorta della situazione nel solo intento di sdramatizzare. Non l’avrei mai pubblicato o diffuso: era destinato ad un pubblico di pochi conoscenti. Una chat condivisa da circa otto persone dalla quale non so come abbia fatto ad uscire».

Il ragazzo è spaventatissimo per gli effetti che potrebbe produrre quell’audio, in particolare sulla sua persona. Non si può escludere a priori infatti che scatti una denuncia per procurato allarme. L’autore ha inviato l’audio tra il 22 e 23 gennaio, quando ancora si trovava in Cina in una località non lontana da Whuan. «Appena ho appreso della situazione; ovvero dell’allarme che si era diffuso in merito – spiega ancora il ragazzo – mi sono premurato di spiegare sul mio profilo Facebook che si trattava di una bufala ma purtroppo non tutti hanno accesso. Perchè l’ho inviato? Perchè era una descrizione distorta di una situazione pesante che stavo vivendo e stavo sdramatizzando con un gruppo di amici e conoscenti ai quali ho inviato successivamente altri due file audio sottolineando che, ovviamente, avevo esagerato. Avevo un tono preoccupato, è vero, ma soltanto perchè avevo dormito poco. Alla fine qualcuno ha pensato bene di divulgare quello che avrebbe fatto scalpore, notizia mettendomi nei guai». Il giovane è rientrato da una decina di giorni in Italia e, dopo il volo con scalo in Thailandia e poi Francoforte, è stato sottoposto ai necessari accertamenti al Policlinico. «Sto bene, ho fatto le analisi come da protocollo ma sono ovviamente dispiaciuto. Chi mi conosce sa che sono una persona seria: non mi sarei mai sognato o permesso di scatenare il panico». La situazione al giovane è ovvamente sfuggita di mano ma non solo a lui: nonostante sia stato sottolineato da queste pagine e da altre testate che si tratta chiaramente di una bufala, l’audio continua a girare provocando tensione e paura tra i cittadini. «Spero che questo mea culpa serva a fermarlo», conclude il ragazzo.