"La cefalea è una malattia sociale Non sottovalutatela, le cure ci sono"

Esperti a confronto al Policlinico per fare il punto sul percorso tearaputico ma anche su quello dei diritti "Chi ne soffre ha diritto ad una terapia e ad una valutazione sul livello di disabilità causato dalla patologia"

Migration

La cefalea cronica, di cui soffrono moltissime persone, è una "malattia sociale". Per fare il punto sul percorso che è stato fatto fino ad oggi e sui passi ancora da compiere per il riconoscimento dell’invalidità per alcune forme di cefalea cronica ieri al Policlinico si sono ritrovati esperti e rappresentanti delle associazioni. Nel 2020, la cefalea cronica è stata riconosciuta dalla legge italiana come ’malattia sociale appunto, un grande passo avanti per il riconoscimento dei diritti di chi ne soffre: diritto ad avere una diagnosi corretta presso centri specializzati, diritto ad ottenere una terapia adeguata e diritto a una valutazione sul livello della disabilità causato dalla patologia.

"E’ importante per Modena ospitare questo convegno – si è complimentato Claudio Vagnini, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria – che affronta un tema sociale di grande interesse sul quale la nostra Azienda e la nostra città sono storicamente all’avanguardia. Emilio Sternieri prima, Alberto Pini poi e ora Simona Guerzoni hanno contribuito in modo fondamentale allo sviluppo di progetti e percorsi, portando questa patologia all’attenzione di tutti rendendo l’Emilia- Romagna una delle Regioni più evolute su questo tema". Il Policlinico accoglie oggi un Centro Cefalee di terzo livello che si pone come obiettivo la presa incarico delle forme croniche, l’evoluzione sicuramente più complessa e difficili da inquadrare sia dal punto di vista diagnostico che farmacologico. Insieme ai Centri di Bologna, Parma, Ravenna, viene gestita a livello regionale la somministrazione delle nuove terapie per la cefalea: anticorpi monoclonali e tossina botulinica. Questi farmaci sono stati una enorme svolta nel trattamento della patologia, in quanto per la prima volta possiamo utilizzare farmaci specifici per il trattamento dell’emicrania, mentre prima si utilizzavano farmaci nati per altre patologie e adattati. "Si tratta di un grande risultato della ricerca – ha aggiunto Vagnini – che ha visto la nostra Azienda sempre in prima linea, grazie anche alla stretta collaborazione con l’Ateneo". Ad oggi lo stesso Centro è impegnato in sperimentazioni cliniche che porteranno all’uscita nei prossimi mesi di altri farmaci specifici.

"L’emicrania rappresenta uno dei disordini neurologici a maggiore impatto epidemiologico, economico e sociale – ha spiegato Simona Guerzoni, Responsabile del Centro Cefalee dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria – tanto che l’Oms la considera la prima causa di disabilità al mondo nella fascia della popolazione tra i 15 e i 49 anni. E’ una patologia che tende ad essere sottovalutata e sotto diagnosticata questo porta ad un ritardo nella somministrazione corretta delle cure. Purtroppo siamo in presenza di una malattia sotto diagnosticata. Il paziente fatica ad intraprendere i percorsi giusti, all’inizio la patologia spesso viene gestita in maniera autonoma. Addirittura, noi vediamo pazienti dopo 20 anni di dolore. Il mio consiglio, quindi, è di non aspettare e non sottovalutare i sintomi sin dall’infanzia. I percorsi ci sono, utilizzateli".

Sul fronte dei diritti molto è stato fatto ma molto è ancora da fare: migliorare l’assistenza sanitaria, armonizzare le diverse normative regionali, dare seguito ai decreti attuativi. La cefalea è cornica quando colpisce per almeno 15 giorni al mese. Alla base della cefalea cronica c’è di certo una familiarità sulla quale vanno ad impattare fattori, diversi da paziente a paziente, che possono scatenare la crisi. Tra questi ci sono variazioni ormonali, variazioni climatiche, stress, cambio di abitudini. Per questo è utile non sottovalutare i sintomi e monitorarli.