"La ceramica galoppa, ma la crisi fa paura"

Confindustria: "Fatturati cresciuti di oltre il 15%. L’allarme forniture, però, ha dimensioni inimmaginabili. Extra ’bolletta’ da 900 milioni"

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di Stefano Fogliani

Da una parte la soddisfazione per un 2021 chiuso con performance oltremodo positive, rimaste tali anche nel corso di questa prima metà di 2022. Dall’altra la preoccupazione per i rialzi dei costi del gas, delle materie prime e della logistica che mettono a rischio la competitività del settore. E’ in mezzo al guado, il made in Italy della ceramica: fattura oltre 6 miliardi di euro (+15,4% sul 2019) realizzandolo per l’85% all’estero e si giova di domanda importante (435,3 milioni i metri quadrati prodotti, +8,6%) oltre che di investimenti che superano i 350 milioni di euro, ma fa i conti con extracosti che minacciano di erodere in modo sensibile la redditività delle aziende. E presso Confindustria Ceramica, dove sono stati presentati i dati relativi al 2021, il grido di allarme di Giovanni Savorani, presidente dell’associazione, e del direttore generale Armando Cafiero è salito altissimo. Perché hai voglia a celebrare "una crescita dei fatturati, Italia ed estero, superiore al 15% rispetto a 2019 e la domanda che tiene" quando non puoi fare a meno di registrare "una crisi dal lato delle forniture di dimensioni inimmaginabili". L’aumento dei costi del gas comporterà un’extra bolletta di 900 milioni di euro, i pallet sono aumentati del 224%, i cartoni per l’imballaggio del 180%, i noli marittimi sono quintuplicati e al tutto si è aggiunto il conflitto russo-ucraino che ha azzerato le importazioni di argille dal Dombass, obbligando i produttori a trovare soluzioni alternative che hanno aggiunto costi a costi. Quella che buona parte degli osservatori ha già definito ‘la tempesta perfetta’ è "transizione eccezionale, che andrebbe affrontata – ha detto ancora Savorani – con misure eccezionali".

E invece, fa notare Confindustria Ceramica, le misure non sono, oggi, quelle che servirebbero, e ad allarmare sono anche le tempistiche dal momento che, a tre mesi dall’approvazione del Decreto Energia, mancano ancora i decreti attuativi. "Il Governo ha destinato risorse importanti a famiglie ed imprese contro il caro energia, che però riducono solo del 12% l’incremento annuo stimato per la ceramica. Fondamentale – ha aggiunto Savorani – prorogare la misura, che ha regolato solo i primi due trimestri, e fondamentale anche la previsione di una gas release di 2,2 miliardi di metri cubi nell’estrazione nazionale, da destinarsi a prezzi equi ai settori gas intensive, che deve essere un nuovo punto di partenza per un più ampio utilizzo delle risorse nazionali".

Già: non saranno certo le due nuove navi rigassificatrici disponibili a rappresentare una risposta, in tempi brevi, alle richieste dell’industria, anche perché "il gas liquido arriva per mare dopo viaggi di migliaia di miglia, il processo di rigassificazione assorbe oltre il 30% dei volumi, le dispersioni di gas sono estremamente più impattanti che la Co2 emessa in fase di combustione e soprattutto, sotto le ancore di queste navi, ci sono giacimenti di metano cui l’Italia non attinge mentre altri lo fanno in modo massiccio, e questo è un controsenso". Non l’unico di una situazione paradossale che vede le aziende obbligate a ritoccare ai listini di vendita e a rinunciare a parte della loro marginalità per non perdere quote di mercato. "Se perdiamo quelle – la sintesi – perdiamo tutto".