La Corte dei Conti conferma: "I dipendenti ’prestati’ all’Ucman devono tornare a Mirandola"

"Doppia sconfitta per l’Unione dei Comuni Area Nord: la Corte dei Conti, dopo essersi già espressa in materia, ha nuovamente riconosciuto le istanze mosse dal Comune di Mirandola riconoscendogli così la possibilità di tutelare il lavoro dei propri dipendenti". Lo fa sapere l’amministrazione Greco.

"Dopo il parere richiesto dall’Amministrazione mirandolese nel 2021, la Corte dei Conti aveva già sancito, ribadendolo poi in un secondo pronunciamento, il diritto del Comune di veder riconosciuta la capacità di riassumere i propri dipendenti a suo tempo trasferiti e ancora in servizio, sia i dipendenti assunti in Unione come turnover di dipendenti ex mirandolesi, sia le capacità assunzionali originariamente mirandolesi e non ancora utilizzate, nonché i fondi del trattamento accessorio. L’Unione dei comuni Modenesi Area Nord, con il supporto dei sindacati Cgil e Cisl, aveva scelto di frapporsi fra il Comune di Mirandola ed un suo diritto e conseguentemente anche contro i dipendenti comunali stessi. Ebbene, la Corte dei conti, in una recente seduta, ha confermato come il Comune di Mirandola abbia il pieno diritto di rientrare in possesso di quanto conferito in Ucman relativamente al personale. Sfuma così la possibilità, per l’Unione e i sindacati, di depotenziare Mirandola – fa sapere l’amministrazione Greco – di una parte del proprio personale".

In sintesi, quello che la Corte ha affermato, nei due pareri espressi, è che "tutte le risorse a suo tempo avute in prestito per erogare dei servizi, debbano essere restituite dal momento della reinternalizzazione dei servizi medesimi".

In altre parole, "se la funzione viene reinternalizzata dal Comune, a questo sono restituite le risorse umane e strumentali o la relativa capacità assunzionale. Se così non fosse, se le risorse restassero all’Unione, per poter erogare i servizi, il Comune si troverebbe a quel punto costretto ad assumere ulteriore personale, facendo crescere complessivamente la spesa pubblica, in violazione del principio di invarianza del bilancio".