"La didattica a distanza un’impresa per noi famiglie"

Il racconto di una mamma dopo il ritorno della temuta ’Dad’ "Ho tre figli, ho dovuto smettere di lavorare. Casa rivoluzionata"

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di Paolo Tomassone

Si fa presto a dire didattica a distanza quando hai la sensazione che ciò che resta veramente è solo la distanza. Distanza dalla compagnia, dagli amici, dai giochi, dalla maestra. Distanza dalla merenda e dall’intervallo. Alla fine quello che resta è solo la distanza da una giornata vera, ‘normale’. Come fai a vivere un’esperienza scolastica positiva quando tutti gli occhi che tu bambino incontri – quelli della maestra, del bidello, quelli del compagno dell’ultimo banco – si concentrano in pochi metri quadrati in casa tua, con la tua mamma? Una mamma, tra l’altro, dai ‘super poteri’ che incarna tutte quelle presenze. "Poi oltretutto mi sono dovuta inventare esperta di computer, cosa che non ero affatto" dice Gabriella Rapuano, madre di tre ragazzi: una, la più grande, frequenta la scuola superiore, gli altri due sono in seconda e terza media; tutti hanno un disturbo specifico dell’apprendimento. "Il primo giorno di didattica a distanza è servito un po’ per assestarsi, vedremo nei prossimi giorni come proseguirà. Una cosa è certa – spiega la mamma –: io questa volta la voglio prendere con più diplomazia. Cerco di essere ottimista e di trovare sempre un aspetto positivo, però questa volta non voglio replicare quello che è successo durante il primo lockdown. Non me lo posso permettere, ho rischiato un esaurimento nervoso".

A marzo, nel pieno dell’emergenza sanitaria, i ragazzi sono stati messi nelle condizioni di poter seguire le lezioni a distanza: chi il computer vecchio di casa, chi il computer in dotazione della scuola, chi lo smartphone, tutti e tre sono riusciti a connettersi con i compagni e i professori tutti i giorni, dalle 8 alle 13. Ma la gestione della vita familiare ha subito una rivoluzione: il padre al lavoro tutto il giorno, la madre ha dovuto smettere di lavorare per poter seguire i figli dalla mattina alla sera. La casa si è trasformata in una catena di montaggio o – visto il rigore – in una caserma militare. "Le due camere da letto e il soggiorno sono diventate le loro aule, io potevo stare soltanto in cucina e in corridoio – ricorda Gabriella –. Anzi ogni tanto qualcuno veniva in cucina per caricare il computer o il cellulare perché non aveva abbastanza prese elettriche nella stanza. La ragazza, essendo alla superiori, è autonoma. I più piccoli invece devono essere seguiti, anche perché prima della pandemia frequentavano il doposcuola e all’improvviso tutto è finito. Gli insegnanti svolgono le lezioni online, ma per me inizia un lavoro molto impegnativo e spesso anche stressante. A uno dei miei figli inviavano sempre lo stesso link per collegarsi all’aula virtuale, a un altro invece inviavano dieci minuti prima un link ogni volta diverso. Con tutte queste password stavo impazzendo".

Grammatica, antologia, matematica, geometria; ripetizioni dopo le lezioni in streaming per essere certi che avessero appreso tutti i contenuti; compiti ("troppi compiti"), verifiche; stop alle attività extrascolastiche, stop alle attività sportive e alle passeggiate al parco. "Io ho preso molto seriamente questa situazione – continua – voglio che i miei figli siano sempre preparati, siano educati e si presentino in ordine anche quando sono collegati in video. Ho preteso tanto da solo a volte non dormivo nemmeno di notte e quando mi assentavo per andare a fare la spesa avevo l’ansia di tornare in casa il prima possibile. I professori, alla fine dell’anno, ci hanno fatto i complimenti". Mercoledì sera l’annuncio di un nuovo ciclo di didattica a distanza, per via degli aumenti dei contagi nelle scuole. "Sono un po’ preoccupata. Da troppo tempo i miei ragazzi non escono di casa, avrebbero bisogno di muoversi. Speriamo che passi in fretta anche questo secondo lockdown".