«La dieta ‘scritta’ nel dna per prevenire le malattie»

La ricerca di una nutrizionista modenese e dei genetisti del San Raffaele: «Analizzando le varianti del nostro codice individuiamo gli alimenti sconsigliati»

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di Valentina Reggiani

Un test genetico innovativo per valutare lo stato del microbiota intestinale, al fine di prevenire patologie future ma anche ridurre il peso in pazienti con obesità attraverso un’alimentazione corretta, che ricopre un ruolo principe nella prevenzione delle malattie. E’ quanto presentato nei giorni scorsi dalla nutrizionista Gaia Zaccarelli, specializzata in nutrigenetica in collaborazione con i genetisti dell’ospedale San Raffaele di Milano. Una leadership nata per arrivare appunto a realizzare il test genomico sul microbiota intestinale, un test genetico di prevenzione di malattie come l’ipercolesterolemia e la steatosi epatica. Parliamo di una prevenzione a 360 gradi perché il test permette anche di effettuare una valutazione della maggior parte delle patologie che colpiscono l’uomo oggi, da quelle cardiovascolari al diabete, alla iperglicemia fino all’assorbimento del magnesio e al metabolismo della vitamina C. L’incontro di presentazione del progetto si è svolto nel Poliambulatorio Estemed Xsana di Saliceto Panaro. «Ho scelto la branca della genetica nutrizionale perché il test genetico permette di effettuare una analisi ‘ad personam’ che il normale nutrizionista non può realizzare – spiega la dottoressa Zaccarelli – Quello che vogliamo andare ad analizzare con queste tecniche innovative è la predisposizione a tanti tipi di patologie, tra cui appunto il diabete per arrivare ad una scelta di alimenti che garantiscano un buono stato di salute. La componente ambientale, ovvero come ci comportiamo, dal fumo all’alimentazione, svolgono un ruolo importante per l’insorgenza di patologie. Inoltre il test genetico aiuta chi ha fallito nei tanti tentativi di perdere peso». «Il test genetico – spiegano i dottori Riccardo Colombo e Andrea Pirovano del San Raffaele – va a valutare oltre 700mila polimorfismi cioè 700mila varianti sul nostro dna. Così viene fornita una lista di alimenti sconsigliati». I genetisti fanno presente come, nel nostro intestino, siano presenti una quantità rilevante di batteri e altri micorganismi che svolgono funzioni fondamentali per garantire il benessere dell’individuo. «Quando il microbiota intestinale non sta bene l’organismo ne risente e possiamo andare incontro a patologie e malessere. La partnerschip nasce proprio con la volontà di studiare lo stato del microbiota dei pazienti attraverso un test che può essere ripetuto con un periodo finestra di tre mesi al fine di valutare poi benefici e miglioramenti. E’ sbagliato pensare che debbano eseguirlo solo pazienti con patologie specifiche – aggiungono i genetisti – è invece importante valutare se, seppur in assenza di sintomi, vi sia un’alterazione che possa in futuro portare all’insorgenza di tante patologie anche da un punto di vista del sovrappeso o dell’obesità».