"La filosofia entra in azienda contro le angosce di oggi"

Fondazione Collegio San Carlo, un progetto rivolto alle imprese del territorio. Il presidente Albarani: "Incontri e confronti per una nuova forma di umanesimo"

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di Paolo Tomassone

Puoi essere uno smanettone, un super tecnologico, un professionista iper specializzato, ma senza le scienze dell’uomo non ha la formazione adeguata per affrontare la complessità del futuro. Anche dove sono richieste le super specializzazioni uno degli errori fondamentali sul dio della tecnologia è sacrificare la formazione umanistica. Ecco perché la Fondazione Collegio San Carlo, con quattro secoli di storia alle spalle, nell’epoca della tecnologia scommette sulle scienze filosofiche e umane, varcando il portone del palazzo barocco di via San Carlo – dove vivono 120 universitari e 14 studenti che stanno completando il percorso di dottorato in scienze filosofiche e religiose – e andando a incontrare le imprese del territorio. Lo anticipa il presidente Giuliano Albarani, all’inizio del suo secondo mandato che proseguirà fino al 2027.

Presidente nei prossimi cinque anni vedremo la Fondazione più impegnata all’esterno? "Vogliamo consolidare alcuni aspetti della nostra attività che si sono rafforzati nel corso del tempo e che ci distinguono a livello cittadino e nazionale. A partire dal collegio che fa parte di un ristretto novero di collegi universitari di merito".

Proseguiranno anche gli incontri culturali rivolti alla città?

"Certo. Contemporaneamente vogliamo rafforzare un tipo di formazione che abbia come baricentro gli studi filosofici ma che vada a rispondere a dei bisogni di professionalizzazione e formazione lungo tutto l’arco della vita, a bisogni di realtà istituzionali e produttive del nostro territorio che percepiscono, in una fase di transizione, l’utilità di combinare profili e competenze tecniche con riflessioni di tipo congiunturale, legate a una visione più larga".

Proprio in una regione in cui s’insiste molto sul saperi utili per far funzionare le macchine e trovare lavoro.

"Noi andremo nei posti in cui funzionano le macchine. Vogliamo intercettare nuove utenze, nuovi fruitori del nostro lavoro, attraverso la collaborazione con istituzioni, agenzie formative e aziende per innestare una formazione di taglio umanistico all’interno di processi di crescita di persone e strutture".

Lei crede che le imprese abbiano bisogno di questo?

"Abbiamo fatto una mappatura dei fabbisogni formativi futuribili delle aziende dell’Emilia-Romagna e del Nord Est, andando a intervistare amministratori delegati e responsabili di risorse umane, per capire quali possono essere gli addentellati di una formazione umanistica utili all’interno di strutture produttive che vivono in qualche modo l’angoscia di un mondo sempre più complicato".

L’umanista e il filoso di questi tempi vengono considerati come ‘poco concreti’ e ‘astratti’. Voi invece credete siano ancora attuali?

"Se pensiamo alle grandi stagioni della cultura umanistica, i filosofi, i letterati e gli storici sono stati i portatori di innovazione, figure apicali. L’idea è quella di un sapere umanistico che non sia confinato a una dimensione solo ricreativa".

Nel 2026 la Fondazione traguarda i 400 anni di vita, come vi state preparando?

"Vogliamo proseguire con un piano di investimenti già iniziato per preservare il patrimonio architettonico della Fondazione: spazi che richiamano non solo arte, ma anche le vite di persone che sono passate di qui".