Psiche, ovvero anima ma anche coscienza, riflessione sul sé, sulla responsabilità individuale, sulla soggettività e anche sull’ineffabile. Sarà proprio "Psiche" la parola chiave del Festival Filosofia 2024 (dal 13 al 15 settembre): un tema complesso, coraggioso e forse non del tutto immediato, su cui si costruirà la consueta tessitura di lezioni ed eventi. "Psiche e anima hanno la stessa radice: un soffio, un respiro. Lo stesso Shakespeare, nella ‘Tempesta’, si chiedeva ‘Che cos’è la coscienza?’ e non sapeva rispondere", dice il professor Massimo Cacciari del comitato scientifico. "È una parola spiazzante, come la mossa del cavallo negli scacchi – ammette Michelina Borsari –. Psiche è un tema chiave della storia della filosofia: può sembrare che riguardi solo gli individui, i solitari, e invece attiene al rapporto fra il singolo e la società". Parlare di psiche significa affrontare anche "le tecniche del sé, per la ricerca del benessere, oggi molto diffuse, che però a volte hanno difficoltà a riconnettersi alla sfera collettiva", aggiunge la professoressa Barbara Carnevali. E ovviamente, la psiche ci porta pure verso "tutto quello che c’è di inafferrabile e di indeterminato nelle nostre vite", sottolinea il direttore Daniele Francesconi. Dall’anima personale all’anima del mondo, fino alla salute mentale e alle grandi domande che ognuno si pone: il festival proverà a dipingere un altro affresco di conoscenza "da varie prospettive", aggiunge Cacciari.
Nel frattempo ieri sera a Modena, Carpi e Sassuolo si è conclusa l’edizione di quest’anno, dedicata alla Parola. E la parola che la incornicia è una sola: successo. "Siamo molto soddisfatti. Per tante iniziative abbiamo registrato il tutto esaurito con piazze straripanti e un pubblico bello, partecipe ed educato", commenta entusiasta Anselmo Sovieni, presidente del consiglio direttivo del Consorzio. I numeri definitivi ci saranno fra qualche giorno, ma l’impressione è che il festival abbia ritrovato le presenze pre-Covid, "con una comunità piena di profondità e di ascolto – fa notare il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, presidente dell’assemblea del Consorzio –. Ancora una volta, Modena ha mostrato il suo volto migliore. Nel 2002, alla seconda edizione, dialogammo di ‘bellezza’. Anche quest’anno si è vista tanta bellezza: teniamola viva". Il Festival filosofia unisce l’io e il noi, ed è una grande ‘macchina’ della cultura che lavora tutto l’anno, con l’impegno dello staff, di più di 150 partner culturali e tecnici, e di tanti volontari. Già da oggi si inizierà a lavorare per la nuova edizione. Il festival dovrà anche designare un nuovo componente del comitato scientifico, dopo la scomparsa (avvenuta a fine luglio) del professor Marc Augè. "È un tema su cui lavoreremo. Verrà definito quando saremo convinti di quello che bisogna fare", è l’asciutta replica di Francesconi a una nostra domanda. E si lavorerà anche su nuove presenze? Al festival ci sono troppi relatori dell’area della sinistra?, chiede un giornalista. "I fascisti no. Poi del resto discutiamo", dice subito il sindaco. Altri sfumano più la risposta: "Noi ci basiamo essenzialmente sulla bibliografia e sulle ricerche svolte da coloro che invitiamo, non guardiamo le appartenenze ma quanto hanno scritto sul tema indicato". "Se potessi inviterei Martin Heidegger o Carl Schmitt", interviene Cacciari, citando i due celebri intellettuali del ‘900 (ormai scomparsi) dai discussi legami col nazismo. E poi prosegue: "Uno come Marcello Veneziani, per esempio, è anche un mio carissimo amico, ma penso che sorriderebbe su queste definizioni di fascisti o postfascisti. In un tema come quello del prossimo anno, su cui ha scritto, per me ci può stare benissimo".