La perseguita per mesi, condannato

Stalker nei guai: presa di mira una donna che non conosceva. Una volta ha scosso l’auto con il figlio dentro

Viveva nel terrore da mesi, soprattutto dopo che lui, lo sconosciuto aveva iniziato a scuotere con violenza la sua auto mentre si trovava all’interno con il proprio bambino. Una pericolosa persecuzione che le ha cambiato la vita e l’ha costretta anche a cambiare casa.

Ieri mattina in tribunale lo stalker è stato condannato a dieci mesi di carcere nell’ambito del processo con rito abbreviato.

I fatti risalgono allo scorso anno quando una giovane mamma, residente in città, si è vista costretta a denunciare alle forze dell’ordine di essere vittima di atti persecutori da parte di uno straniero che non solo non aveva alcuna relazione con lei ma fino a quel momento mai aveva incontrato. L’autore è un richiedente asilo con problemi di tossicodipendenza.

Il giovane, ospite di una struttura situata a poche centinaia di metri dall’abitazione della vittima, aveva infatti preso di mira la donna. La seguiva, la aspettava sotto casa, la pedinava nei luoghi che la donna era solita frequentare: conosceva ormai tutte le sue abitudini. In un caso se lo era trovato quasi addosso mentre caricava la spesa in auto mentre, in un secondo momento, se lo era trovato davanti all’auto dopo che si era recata a prendere il figlioletto a scuola. Una decina di episodi che avevano fatto finire la vittima in uno spiraglio di paura.

In un’occasione, per esempio, l’uomo si era ‘materializzato’ mentre la modenese saliva in auto, sempre con il proprio bambino e aveva iniziato a scuotere con violenza la vettura terrorizzando il bambino.

La donna aveva subito sporto denuncia alle forze dell’ordine per porre termine all’incubo e nei confronti del profugo era scattata la misura del divieto di avvicinamento alla vittima ma lo straniero aveva continuato a presentarsi sotto casa della vittima e a seguirla. A quel punto la donna si era vista costretta a cambiare casa, facendosi carico delle relative e ingenti spese. La difesa ha prodotto ieri elementi sanitari in cui emergevano ripetuti accessi dell’imputato presso strutture ospedaliere, ma non sarebbe emersa una chiara diagnosi di patologia psichiatrica. Da qui la condanna a dieci mesi di reclusione: pena ridotta di un terzo grazie al rito abbreviato.

v.r.