«La Piacentini Costruzioni è vicina al fallimento»

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Il primo ‘scossone’ era arrivato a novembre dello scorso anno, quando si era diffusa la notizia del concordato con riserva. Ad un anno di distanza, l’appello dei sindaci di Palagano e Castelnuovo (comuni dove si trovano le sedi legale ed operativa) avvicina ancora di più la Piacentini Costruzioni ad uno scenario di fallimento. Fabio Braglia e Massimo Paradisi hanno infatti diffuso ieri un appello a tutti gli attori coinvolti affinché si faccia il possibile per evitare uno scenario che avrebbe «gravi ricadute sociali». Il percorso per l’omologa definitiva del concordato della Piacentini Costruzioni «sembra destinato a concludersi con il fallimento dell’impresa stessa – spiegano appunto i due primi cittadini –, con la perdita di decine e decine di posti di lavoro, con altrettante famiglie senza stipendio, con fornitori (altre imprese e artigiani) anch’essi privati della possibilità di lavorare e di recuperare, nel tempo, i crediti vantati ad oggi nei confronti dell’azienda. In qualità di Sindaci dei Comuni nei quali la Piacentini ha la propria sede legale e quella operativa, e pertanto nei quali risiedono molti dei dipendenti, siamo estremamente preoccupati per le gravi ricadute sociali che tale fallimento porterebbe a tante famiglie e alla comunità nel suo complesso». La Piacentini Costruzioni, lo ricordiamo, ha messo la firma in diversi noti lavori nazionali ed anche all’estero. Tra questi, per esempio, il Mose di Venezia e il cantiere dell’alta velocità Lione-Torino tramite il Consorzio Coseam.

«Facciamo dunque appello alla responsabilità di tutti – proseguono Braglia e Paradisi – affinché già da domani, vista l’imminenza della decisione del tribunale, vengano messi in atto tutti i tentativi possibili, che ci sono, per scongiurare tale fallimento, consentendo la prosecuzione dei lavori in essere e garantendo la continuità aziendale necessaria a lavoratori, fornitori, aziende dell’indotto e rispettive famiglie. Per garantire continuità aziendale, tanti,tantissimi, creditori si sono espressi a favore nell’apposita adunanza prevista dalla legge, ottimisti sulla ripartenza di una azienda storica e radicata nel territorio: fornitori, erario, enti previdenziali e assistenziali hanno così accettato importanti riduzioni del proprio credito con l’obiettivo di poter continuare a lavorare e garantirsi altresì un parziale rientro del debito accumulato. Chiediamo agli istituti di credito, che dovrebbero essere pilastro fondamentale della nostra economia, di fare altrettanto, garantendo a tutti gli altri attori la possibilità di provare a risollevarsi: è nel dna stesso delle banche sostenere il sistema produttivo, in questo caso tale sostegno è fondamentale, indispensabile, decisivo. Allo stesso tempo chiediamo agli organi della procedura, Commissario giudiziale e giudice delegato in primis, di favorire una soluzione positiva. Tutte le nostre comunità chiedono a gran voce che questo sforzo venga fatto nell’interesse della collettività».