La prof Robustelli boccia la Schwa Ma Castelfranco non rinuncia: "E’ un simbolo di inclusione"

Torna d’attualità il tema della "schwa", il simbolo della "e" rovesciata per non fare disparità di genere che tante prese di posizione (a favore e contro) ha scatenato nei mesi scorsi a Castelfranco, visto che l’amministrazione comunale ha deciso di utilizzarla in alcune sue comunicazioni social. Anzi, a volere dirla tutta, oltre alle prese di posizione, la scelta della "schwa" attirò sul sindaco di Castelfranco anche tantissimi insulti e minacce. Ora, se ne riparla perché Cecilia Robustelli, ordinaria di Linguistica italiana presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia che da anni lavora con l’Accademia della Crusca, ha rilasciato ieri all’agenzia di stampa Dire un’intervista, in cui senza volere fare polemiche, "boccia" comunque l’uso della schwa. "L’italiano si può rendere più inclusivo – afferma la Robustelli – ma le proposte per farlo devono rispettare le regole del sistema lingua, altrimenti la comunicazione non si realizza, e la lingua non funziona". "Parlo da linguista, non da filosofa o sociologa – precisa ancora la Robustelli – La funzione primaria del genere grammaticale in un testo è permettere di riconoscere tutto ciò che riferisce al referente, cioè all’essere cui ci riferiamo, attraverso l’accordo grammaticale. Se si eliminano le desinenze scompaiono tutti i collegamenti morfologici, e il testo diventa un mucchietto di parole delle quali non si capisce più la relazione".

Interviene sulla sponda castelfranchese direttamente il sindaco, Giovanni Gargano, dicendo: "Dal punto di vista grammaticale sono pienamente d’accordo con l’Accademia della Crusca, ci mancherebbe.

Noi, come amministrazione, abbiamo deciso di usare la schwa nella comunicazione social come simbolo di inclusione e di rispetto delle diversità.

La schwa è appunto un simbolo. E la comunicazione social ha bisogno anche di questo".

m.ped.