STEFANO LUPPI
Cronaca

La riscoperta di Sironi. Case fredde e ciminiere. Il lato malinconico del progresso industriale

La mostra di Bper Banca curata da Daniela Ferrari alla Galleria di via Scudari. Per la prima volta visibili fuori dalla Sardegna alcune opere del pittore .

La riscoperta di Sironi. Case fredde e ciminiere. Il lato malinconico  del progresso industriale
La riscoperta di Sironi. Case fredde e ciminiere. Il lato malinconico del progresso industriale

Dopo la mostra estiva in Liguria ’Sinfonie d’arte. Capolavori in dialogo tra Modena e Genova’ l’attività espositiva di Bper Banca torna a ’casa’ con una rassegna su Mario Sironi, grande artista noto per la monumentalità della sua figurazione, presso La Galleria di via Scudari. ’Mario Sironi. Solennità e tormento’, a cura di Daniela Ferrari, apre oggi, dura fino al 4 febbraio e lungo il percorso dispone una quarantina di pezzi dell’artista sassarese nato nel 1885 e morto a Milano nel 1961: "Per la prima volta – spiega Ferrari – si può vedere fuori dal perimetro territoriale della banca in Sardegna un nucleo di suoi lavori, datati tra il 1926 e il 1958 e appartenenti a una ricca raccolta sironiana donata dalla compagna dell’artista Mimì Costa al Banco di Sardegna. A ciò si aggiungono altre importanti opere provenienti da prestigiose collezioni private, dall’Associazione Mario Sironi e dall’Archivio Mario Sironi".

Ma chi è Sironi? L’artista, sul quale lo scorso anno il museo del Novecento di Milano ha dedicato un’amplissima mostra, è tra i fondatori di uno dei movimenti artistici più importanti della prima metà del secolo scorso in Italia, il Novecento italiano, "sponsorizzato" anche dal regime fascista, uno dei motivi per i quali la fama e le indubbie qualità artistiche di Sironi sono state spesso limitate nel secondo dopoguerra. Era nato in una famiglia di artisti e giovanissimo, tredicenne, si trasferisce a Roma dove frequenta prima l’università e poi la Scuola Libera del Nudo, entrando in contatto con i futuristi Umberto Boccioni, Giacomo Balla e Gino Severini.

Dopo l’adesione al futurismo ha un periodo metafisico, vicino a Giorgio De Chirico: è in questo ambito che soprattutto dà vita ai suoi caratteristici "paesaggi urbani" dettati da atmosfere cupe, profonda malinconia, case fredde e ciminiere simboleggianti il duro, alienante ed estraniante lavoro umano nella città che simboleggiano la sua sfiducia verso la crescente industrializzazione italiana. Con l’arrivo del regime mussoliniano l’artista sardo diviene uno dei principali promotori dell’arte e dello stile fascisti, lavorando anche a Il Popolo d’Italia e nel 1943 aderendo alla Repubblica di Salò: negli stessi anni realizza comunque dipinti murali di grande impatto come a esempio ’L’Italia tra le Arti e le Scienze’ nell’Aula Magna dell’Università di Roma.

Alla mostra di BPER, istituto presieduto da Flavia Mazzarella che ieri ha inaugurato l’appuntamento, ci sono opere importanti di piccolo e medio formato, tra cui spicca il grande dipinto ’Allegoria del lavoro’.