
di Alessandro Socini
"Confido che presto rientrerò in possesso della fabbrica blu, posso assicurarlo all’intera comunità di Campogalliano e a tutto il territorio". A dirlo è Marco Fabio Pulsoni, amministratore delegato della società che nel 2021 cedette la proprietà dell’ex stabilimento Bugatti ad Adrien Labi, uomo d’affari e collezionista britannico. I prossimi mesi potrebbero resettare la storia dell’ultimo anno e mezzo, con Pulsoni di nuovo proprietario dell’ex stabilimento industriale e Labi estromesso. L’imprenditore romano infatti, ha dato mandato agli avvocati di agire in ogni sede per giungere alla risoluzione del contratto di vendita. Una vendita mai completata dato che la seconda tranche del pagamento non è mai arrivata: "Sto perseguendo ogni via legale per riparare gli impegni disattesi. Labi non lo sento da mesi, si è fatto di nebbia. Credo che adesso abbia problemi più grossi a cui pensare, che a cascata potrebbero anche toccare la fabbrica blu". Il riferimento è ai guai fiscali con il governo francese: lo scorso marzo Labi è stato arrestato con l’accusa di frode fiscale aggravata e riciclaggio. All’arresto è seguito il sequestro record di suoi beni per un valore di 461 milioni di euro. Le indagini del fisco transalpino proseguono e il timore di Pulsoni è che la fabbrica blu possa essere oggetto di una confisca, uno scenario da scongiurare al più presto.
L’auspicio è quello di tornare allo status precedente alla vendita, anche se la situazione dello stabilimento è ormai compromessa e nessuna azione legale in questo caso potrà riavvolgere il nastro: i lavori di ristrutturazione infatti, interrotti durante l’estate 2022, hanno sventrato la palazzina degli uffici, demolito gli interni della sala prove motori, cancellato l’iconico bollo rosso sbiadito del logo Bugatti, dismesso tutti gli ultimi macchinari rimasti ed estirpato alcune piante. Sono danni incalcolabili, soprattutto se rapportati a un progetto (quello del museo delle supercar di ogni epoca) che difficilmente adesso vedrà la luce. Il rischio quindi, è quello di una distruzione fine a se stessa e che renderà complicato un futuro, eventuale rilancio. "Abbiamo condiviso la nostra preoccupazione fin da subito per il destino della fabbrica – dichiara Ezio Pavesi, lo storico ex custode della Bugatti che fino all’arrivo di Labi si è sempre preso cura dell’area con suo figlio Enrico -. Insieme all’architetto Benedini ci siamo mossi verso gli enti competenti a tutti i livelli per tutelare il bene architettonico, ma nulla è stato fatto mentre tutto veniva distrutto. La situazione ci rattrista molto: adesso dentro agli stabilimenti non c’è più nulla e il rischio concreto è quello di un profondo oblio, che era lo scenario che ho sempre cercato di scongiurare nei miei anni da custode".