VALENTINA REGGIANI
Cronaca

La vedova Anna Ponti: "Un papà indagato, svolta inaspettata: arriveremo alla verità"

La moglie del primario si è affidata alla criminologa Delfino Pesce: "Ha lavorato con ostinata determinazione, voglio ringraziarla". L’esperta: "La vittima persona incorruttibile. E non entrava in sala parto".

"Non conoscevo i suoi pazienti e non avevo mai pensato a quella ‘pista’. Quello che mi sento di fare, oggi, è ringraziare la criminologa Antonella Delfino Pesce per la sua ostinata determinazione nel perseguire la verità, scartando ogni alternativa che a suo tempo aveva fatto insabbiare il caso. Resto ancora fiduciosa nel conoscere la verità". Così la vedova del professor Montanari, Anna Ponti, 94 anni, che mai si è arresa alla chiusura del caso sull’efferato delitto del marito. All’indomani della notizia, diffusa su queste pagine, dell’iscrizione nel registro degli indagati del papà di un bimbo nato con alcuni e gravi deficit a seguito di un parto difficile, la vedova si dice soddisfatta dell’avanzamento delle indagini. Parliamo del caso Montanari, direttore della clinica ostetrico ginecologica del Policlinico, travolto da una raffica di colpi di arma da fuoco nel 1981 mentre tornava dall’ospedale dopo una giornata di lavoro. Il caso è stato recentemente riaperto dopo 42 anni e, nel registro degli indagati, la procura ha iscritto proprio un papà. Un uomo al quale gli inquirenti – l’indagine è condotta dalla squadra mobile di Modena, diretta da Mario Paternoster – sono arrivati dopo aver riesaminato i documenti dell’epoca e, soprattutto, le cartelle cliniche dei pazienti. Il movente – se i sospetti sull’indagato saranno confermati – sarebbe proprio da ricercarsi nella vendetta. Ovviamente le indagini sono ancora in corso e l’uomo è stato iscritto nel registro degli indagati – l’ipotesi di reato è omicidio volontario – come atto dovuto. La nascita del piccolo con le citate problematiche, a quanto pare, aveva sollevato rancori nei confronti dei sanitari, da parte della famiglia, sui quali la procura oggi vuole vedere chiaro. La vedova aveva affidato l’incarico alla criminologa Antonella Delfino Pesce, al fine di trovare tracce eventualmente sfuggite agli inquirenti qualche anno fa e l’indagine si è concentrata proprio sulle cartelle cliniche e, in particolare, su quella relativa al parto difficile avvenuto nel reparto 42 anni fa. "Per prima cosa vorrei sottolineare che nel reparto c’erano diverse situazioni al limite – sottolinea la criminologa, ovviamente ‘vincolata’ al segreto istruttorio – Ma Montanari si occupava di ricerche e non entrava in sala parto: era una persona corretta e incorruttibile. La mia opinione, suffragata da vari elementi, è che se il professore fosse stato al corrente di determinate situazioni accadute all’interno del reparto avrebbe convocato subito le persone responsabili. Mi sono fatta l’idea che così non fosse: è stato un capro espiatorio – continua Delfino Pesce – Le situazioni di tensione c’erano, e da tanti punti di vista. Sono anche convinta, avendolo conosciuto a distanza di 40 anni, che se fosse stato a conoscenza di qualche comportamento non corretto dei suoi medici si sarebbe imbufalito. Ma, evidentemente, c’era qualcuno che era sfuggito al suo controllo. La responsabilità è personale e quello che posso dire è che Montanari non era davvero responsabile di nulla". Secondo la criminologa le uniche "rimostranze" sollevate nei confronti del professore erano legate la fatto che il medico seguiva le donne gravide fino alla fine, senza però entrare appunto in sala parto. "Il clima era comunque teso, di rivalità. C’era un po’ una gara e nel corso di queste indagini non mi ha meravigliato nulla. Quello che dispiace è che Montanari sia morto sul lavoro. Ho effettuato tanti sopralluoghi anche al Policlinico e non ho trovato nessuna targa alla sua memoria: questo fa male. Rende l’idea di quanto si sacrifichino le persone per le istituzioni e di quanto le stesse siano sorde tante volte".