
La sfida gastronomica di Cecilia e Mario Maggio: un ristorante a Grenoble. Tocchi di rosso in stile Ferrari, alle pareti foto di Fontana e tortellini nel menù
Modena, 4 marzo 2025 – Grenoble con i suoi 160.000 abitanti è la più grande metropoli alpina d’Europa, una meta nelle montagne del Sud Est della Francia per migliaia di nostri connazionali che da decenni l’hanno scelta per voltare pagina. Se nel 1932 gli italiani erano 12.000, oggi sono il 25% della totalità degli abitanti e c’è anche chi parla modenese, come Cecilia e Mario Maggio che sono arrivati nel 2010, inviati a Grenoble da Papa Benedetto XVI, per aderire a un progetto di fede e di testimonianza, insieme ai loro nove figli.
"Il primo scoglio – spiega Cecilia – è stata la lingua. Abbiamo dovuto trovare un appartamento, imparare il francese, inserire i figli nelle scuole e mio marito Mario ha dovuto seguire un percorso formativo professionale, per poi trovare lavoro in un supermercato e successivamente come autista di bus, mentre io avevo l’impegno della casa e di seguire i figli, fino a quando ho trovato un posto di commessa in un negozio di prodotti italiani e si è fatta spazio in me l’idea di aprire un ristorante di cucina emiliana. Vedere venduto il nostro Aceto Balsamico a prezzi esorbitanti e di pessima qualità o il parmigiano 12 mesi spacciato per 36, mi ha convinta che avrei potuto fare meglio".
Nel 2019 Mario e Cecilia hanno aperto ‘La via Emilia’, un bistrot con specialità e piatti modenesi. Un locale che racconta Modena, attraverso le immagini a tutta parete di Franco Fontana, le ricette di nonna Marisa, l’autentica accoglienza modenese e una toilette rossa in stile Motor Valley, che sembra un pit-stop Ferrari. Dopo 5 anni i due modenesi fanno un bilancio e raccontano come è andata.
Una sfida non priva di incertezze per la vostra famiglia...
"Il nostro ristorante è un sostegno economico per la famiglia e un mezzo comunicativo per raccontare Modena e arrivare al cuore dei francesi.Il locale è sopravvissuto ai tempi bui del Covid e oggi è in costante crescita, se le nostre forze lo consentissero si potrebbe sviluppare qualcosa di più grande, ma per ora non possiamo fare di più. Il nostro rapporto coi clienti è al centro di tutto, molti di loro dicono di sentirsi a casa e quando si fermano a parlare, capita che esca la domanda sul perché siamo arrivati in Francia e questo porta la conversazione su temi esistenziali che rivelano una società assetata di amore".
Qual è la vostra proposta gastronomica?
"I piatti che in assoluto i francesi cercano quando entrano a ’La via Emilia’, sono quelli di pasta, per questo nel nostro piccolo menù che rinnoviamo settimanalmente, ci sono sempre 3 primi piatti e uno di carne. Il tortellino è il nostro piatto forte, quello che viene chiamato ’plat signature’, lo proponiamo in crema di parmigiano che piace tantissimo, perché per loro il brodo è un po’ un tabù. Il nostro ristorante è atipico per lo standard dei ristoranti italiani in Francia perché non ci siamo omologati alla classica proposta di piatti italiani iconici e spesso rivisitati e spersonalizzati come le lasagne (che loro prediligono con emmenthal), o gli spaghetti alla carbonara (con crème fraiche). Da subito abbiamo avuto chiaro che essere diversi nel proporre piatti emiliani veraci, poteva essere la chiave del successo".
Altri piatti modenesi in menù?
"Naturalmente gnocco fritto e tigelle (pardon crescentine), tagliatelle al ragù, con lambrusco rosa fresco e spumeggiante, cannoli con morbida crema pasticcera e tanto altro. Poi da circa un anno abbiamo inserito nella carta 3 degustazioni di ABTM (Aceto Balsamico Tradizionale di Modena) 12 e 25 anni, che rappresentano una vera e propria esperienza. Quando servo ’Il Duca’ (pere caramellate su bruschetta e un letto di valeriana con gorgonzola punteggiato di Balsamico Tradizionale di Modena 25 anni) lo accompagno con un piccolo cucchiaino in porcellana dove possono gustare l’oro nero in purezza. Dicono di noi che siamo unici a Grenoble e questo ci rende orgogliosi".
r.m.