L’abbazia ristrutturata si rinnova ancora con il museo benedettino e diocesano

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Ieri mattina alla presenza del segretario regionale del ministero della Cultura dell’Emilia Romagna, Corrado Azzolini, è stata inaugurata la nuova sede del Museo benedettino e diocesano d’arte sacra.

Un modo concreto per rilanciare la struttura museale, dopo i momenti di difficoltà causati dalla pandemia. Una nuova e più organica sistemazione, con una moderna e accogliente biglietteria ricavata nella sala del pilastro, nuovi bagni, una sala didattica, spazi polifunzionali e un locale per gli acquisti. Una ristrutturazione necessaria, per valorizzare lo straordinario patrimonio storico e artistico del complesso abbaziale, reso più accessibile con una serie di scivoli e pedane per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Prima dell’inaugurazione, nella splendida cornice della chiesa abbaziale, sono stati presentati gli altri lavori, che l’Arcidiocesi, proprietaria del Palazzo abbaziale, ha fatto realizzare in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Bologna, rappresentata per l’occasione dall’architetto Mattia Bonassisa. Oltre al rifacimento delle facciate del monastero e relativi infissi, il recupero più importante, ha interessato l’esterno del catino absidale (nel 2017, durante la ricostruzione post sisma 2012, non tutte le parti dell’Abbazia di San Silvestro non sono state restaurate, perché non direttamente danneggiate dal terremoto), deteriorato da infiltrazioni d’acqua e la cripta (una delle più vaste d’Italia) rovinata da umidità di risalita con seri danni alle strutture murarie. Accanto all’urgenza di risanare e ripulire la cripta anche dal nerofumo provocato dall’impianto di riscaldamento, lampade ad incandescenza e candele, è maturata la necessità di risistemare il piano terra del palazzo abbaziale, allo scopo di predisporre ambienti più consoni per accogliere il maggiore afflusso di turisti, aumentato in questi mesi primaverili. Un nuovo intervento di recupero funzionale, reso possibile da un contributo di 500mila euro, concesso dal Ministero per i beni e le attività culturali (confermato nel 2018) ed altri 90mila, resi necessari per ulteriori interventi corso d’opera (tra questi, la straordinaria scoperta di una colonna della prima fabbrica monasteriale).

Viva soddisfazione è stata espressa di Simona Roversi, direttrice del museo e dal canonico Alberto Zironi, priore del Capitolo abbaziale, che in conclusione, oltre a ringraziare quanti hanno partecipato ai lavori, ha ricordato mons. Ferdinando Manzini, il primo, che su incarico dell’arcivescovo di Modena Natale Bruni, dal 1913 al 1917, riportò l’edificio sacro al suo aspetto romanico.

Gian Luigi Casalgrandi