L’abbraccio degli amici di Ermes "Addio Gabian, ora vola in alto"

Gremita la Pieve di Nonantola dove ieri è stato dato l’ultimo saluto all’oste simbolo della città. La figlia: "Ci ha insegnato cos’è l’altruismo". Don Graziano: "Aveva una grande umanità"

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di Gianluigi Casalgrandi

Un abbraccio carico d’affetto. E’ la risposta dei tanti ’gabian’ - ovvero gli amici di Ermes (siamo certi non si offenderà nessuno) - che ieri hanno partecipato al funerale dell’oste più amato di Modena. Era piena la chiesa della Pieve di Nonantola, dove una folla si è radunata per porgere l’ultimo saluto a Rinaldi, il noto ristoratore dell’osteria di via Ganaceto a Modena morto il 6 giugno a 85 anni. L’amico don Graziano Gavioli, nella sua omelia, ha ricordato l’uomo, non solo quale portabandiera dell’enogastronomia geminiana, ma anche per l’umanità che lo spingeva ad aiutare "naturalmente" gli altri fornendo un pasto caldo a chi si trovava in difficoltà, o raccogliendo fondi da inviare in Africa e particolarmente in Kenya, dov’era stato. Ermes, assieme alla moglie Bruna, nelle vesti di impareggiabile cuoca, aprì l’osteria nel 1963 e per quasi sessant’anni ha portato avanti la tradizione della cucina modenese, in modo informale e istrionico accogliendo i clienti con la frase diventata poi celebre: "vin avanti gabian!".

Un locale aperto solo a mezzogiorno, dove si andava senza prenotare, con eccessi di simpatica convivialità, squisite tagliatelle al ragù, tortellini, polpette (a volte portate ‘in mano’) e "fatte dalla Bruna" ha rimarcato la sorella di Ermes, e tanto lambrusco, il tutto condito dalla tipica parlata dialettale. Tra i presenti, il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, che lo ha ricordato come "un simbolo della città, un autentico cultore della tradizione gastronomica modenese, dai modi apparentemente burberi, ma bonari, che non riuscivano a nascondere un cuore grande, e un modo tutto suo di fare comunità". Componente di una numerosa famiglia originaria della frazione La Grande di Nonantola, dove il padre Sergio gestiva una bottega e l’annessa pesa pubblica, nel 2012 era stato premiato col ‘Geminiano d’oro’ quale patron "di una delle rare, tipiche trattorie rimaste a Modena". Nel 2006 il poeta Romolo Levoni gli aveva dedicato pure un piccolo volume di poesie dialettali "Un gabiàn a Modna", dove alla fine di uno dei testi, traspare in modo inequivocabile la figura di Ermes.

Tra le testimonianze più toccanti quella della figlia di Ermes: "Voglio ringraziare tutti voi per essere intervenuti, ma voglio ringraziare mio padre per quello che ha fatto assieme a nostra madre, ma soprattutto per l’insegnamento che ci ha dato: il tuo modo di porti, di fare comunità, di aiutare i bisognosi e quanti erano in difficoltà ha rappresentato per molti e per chi ti ha conosciuto, una vittoria sulla vita, un modo di esprimere gratitudine per quanti ti hanno apprezzato per le tue doti professionali ed umane". Don Gavioli ha raccontato: "È capitato un giorno, quando ero ancora parroco in Sant’Agostino a Modena, mentre officiavo la messa, che Ermes sia entrato in chiesa interrompendo l’omelia (tra la felicità di alcuni fedeli) dicendomi che aveva una pignatta di minestra da distribuire ai poveri. Fantastico! Spesso ritornava, e sapendo che molte volte saltavo il pasto, mi invitava in osteria a pranzare con i manicaretti preparati da Bruna, a volte innaffiati da troppo lambrusco che rendevano difficoltoso stare in piedi. Momenti indimenticabili di vera amicizia. Un gabian – ha concluso la funzione funebre don Gavioli – che è volato molto in alto e che mancherà a molti".