L’allenatore: "Ho perso un figlio"

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"Ahmed? Per me non era solo un bravo atleta. Per me era un figlio. Era cresciuto nella nostra casa, con mia figlia ed ora fatico a trovare un senso a tutto". A parlare con il dolore nel cuore è Stefano Botteghi, allenatore di Ahmed Assiri ma praticamente un padre.

Il 19enne, infatti, giocava come attaccante nella società ’4 Ville’ e domenica, sul campo di Villanova dove avrebbe dovuto disputarsi la partita contro la Solarese, lo sport si è fermato e i compagni di squadra si sono comunque trovati per ricordare insieme l’attaccante. "Conoscevo Ahmed da quando aveva tre anni – racconta Botteghi – aveva frequentato tutte le scuole insieme a mia figlia che ora è sotto choc. Quando i genitori di Ahmed tornavano in Marocco, in particolare a Natale, lui restava da noi anche per lungo tempo. Era di famiglia (tutti insieme in foto, ndr) ed ora avvertiamo solo un grande vuoto. Mia moglie, in questi momenti così difficili sta cercando di restare accanto alla mamma del ragazzo ed io a mia figlia perchè era il fratellino acquisito. Com’era Ahmed? Un ragazzo d’oro, sempre col sorriso sul volto, qualunque cosa capitasse. Una persona molto umile che amava giocare a calcio e un po’ meno studiare ma era un ragazzo di cuore. Oggi è come se avessi perso un figlio: so che questa è la vita – commenta – ma tornare su un campo da calcio senza di lui non è facile. Era l’unico che lavorava in casa (come saldatore a Cavezzo, ndr) poiché il padre è ricoverato. Lui si dava tanto da fare anche perchè il fratello minore va ancora a scuola. Quello che posso dire – conclude – è che era un ragazzo umile ma tanto per bene che ora lascia un vuoto troppo grosso da sopportare. D’ora in poi vedrò la vita e il calcio in modo diverso".

v.r.