GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Lancio al Tassoni, missione compiuta: "Una sonda per esplorare il cielo"

Entusiasmo tra gli studenti del liceo: inviato un ’satellite’ a 30 chilometri di altezza. E poi rientrato

Il team che si è occupato del lancio del pallone sonda

Il team che si è occupato del lancio del pallone sonda

Modena, 4 giugno 2025 – Potrebbe far invidia a Elon Musk il lancio di ieri mattina: il pallone è partito come un missile innescato, prima ancora che dall’elio, dagli applausi e l’entusiasmo delle decine di studenti che hanno assistito all’operazione. "Cinque, quattro, tre due, uno...Houston evviva, non abbiamo problemi!". Di missione compiuta si potrà parlare solo a rapporto stilato, ma intanto il liceo scientifico Tassoni ha toccato il cielo con una sonda. L’operazione ’TanSat’ prevedeva la proiezione nella stratosfera di una ’mongolfiera’ con alla base attaccata la strumentazione messa a punto dal gruppo di studenti guidati dal professor Andrea Betti: un rilevatore di muoni (particelle), un tubo geiger per la rilevazione di raggi cosmici, web cam e altri sensori, oltre a un dispositivo radio per inviare i dati a terra.

Il ’satellite’ è rimasto in volo per qualche ora prima di raggiungere i 30 chilometri di altezza. Il pallone è esploso, come da previsioni, a causa della scarsa pressione atmosferica. Dopodiché è tornato a terra attraverso l’apposito paracadute attorno alle 19, atterrando verso Rovigo, a un’ora e mezza di macchina da Modena. Il suo compito è rilevare i dati e trasmetterli alla ‘stazione base’, informazioni che saranno comunque memorizzate all’interno dell’apparecchiatura. Tutta l’operazione è stata resa possibile anche grazie all’assistenza tecnico-scientifico di una start up specializzata, la Involve Space di Como, che ha messo a disposizione il pallone, il contenitore, la bombola di elio, le operazioni logistiche di lancio e di recupero.

"Il progetto – spiega il professor Betti che insegna Matematica e Fisica – prosegue una tradizione del liceo Tassoni che per anni a partire dal 2010 ha sempre partecipato a una competizione che si chiamava CanSat, organizzata dall’Ente spaziale europeo, e che consisteva nel lancio di un razzo con dentro un esperimento scientifico delle dimensioni di una lattina di una bibita". Da tre anni a questa parte il Tassoni gestisce in proprio l’impegno e si è dato da fare con i ragazzi per tramandare un test – passandosi il testimone man mano che scorrono le classi – che simulasse una missione spaziale.

L’idea si è tradotta nella realizzazione di un pallone stratosferico. "Un contatore di muoni, che sono particelle che si producono nell’alta stratosfera e che arrivano a terra grazie alla dilatazione temporale prevista dal principio della relatività di Einstein. L’idea dell’esperimento è vedere quanto il flusso aumenti al crescere della quota di altezza".

’Satellite’ rudimentale allestito in nome della ricerca che ha richiesto mesi di lavoro, ma il cui principio scientifico applicato su larga scala è utilizzato per scopi concretissimi: per esempio per monitorare gli aspetti climatici, scattare immagini di disastri naturali dall’alto, come eruzioni vulcaniche, alluvioni, oppure per ragioni di ricerca e militari.

I ragazzi di viale Reiter, come i loro nobili predecessori di via Panisperna, sono chiusi in un bunker e chini diligentemente su congegni elettronici e laptop. Quindici-sedici studenti di varie classi, dalle seconde alle quinte. "Ho aderito fin dal primo anno – racconta Samuel, tra i coordinatori del progetto, ora al quinto anno –. All’inizio non è stato molto semplice perché occorre cimentarsi con concetti molto sofisticati di fisica e di informatica, però gradualmente con l’aiuto di altri ragazzi e dei professori, ho acquisito diverse competenze che mi hanno consentito di migliorare dal punto di vista tecnico e di gestione di una squadra". Si respirava euforia nel cortile torrido della scuola dove è avvenuto il fatidico lancio: "L’importante era che non esplodesse prima. Per noi l’esperimento è già riuscito...", sorride e sospira di sollievo il team alzando gli occhi verso l’infinito.