«Lascialo subito, non è musulmano»

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ERA solo ‘sua’ e questo glielo aveva ribadito più volte, sin da quando era piccolissima. Non solo picchiandola ma anche abusando sessualmente di lei. Quando però ha scoperto che lei, la figlia appena diciottenne, frequentava un italiano e non un connazionale musulmano, l’ha colpita così forte da farla finire in ospedale. La vittima, dopo anni di violenza tra le mura domestiche ha trovato il coraggio di denunciare quel padre padrone che per anni l’aveva costretta a vivere in una gabbia di vessazioni e soprusi. L’uomo, un 57enne originario del Burkina Faso, è stato arrestato dai carabinieri di Sassuolo con l’accusa di maltrattamenti in esecuzione di provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal Gip. A chiedere la misura il sostituto procuratore Monica Bombana a seguito di delicate indagini che hanno messo in luce l’agghiacciante verità. Lei, la vittima, per il padre padrone rappresentava poco più che un oggetto su cui sfogare le proprie ire e non solo. Ma la situazione è degenerata quando la giovane, ad agosto, ha annunciato la frequentazione con un coetaneo italiano: un occidentale troppo lontano - per l’uomo - dalle tradizioni e abitudini della famiglia. La 18enne ha però deciso di continuare a vedere il suo innamorato pur davanti ai divieti del padre orco. Un ‘affronto’ che ha portato all’ennesimo pestaggio. «Tu sei solo mia, nel corpo e nell’anima», le ha ribadito lo scorso mese l’operaio prima di colpirla con un tubo di gomma. Botte talmente pesanti da farla finire in ospedale, perchè ‘colpevole’ di amare un ragazzo non musulmano. Così, supportata anche da quel giovane che di lei si era innamorato, la studentessa ha scelto di rompere un silenzio durato anni. Non parliamo infatti di un singolo episodio ma di violenze quotidiane a cui la ragazza veniva sottoposta sin dall’età di tredici anni, quando il padre padrone aveva smesso di vederla come figlioletta, trattandola invece come oggetto - o meglio proprietà - su cui nessuno, in particolare un italiano, mai avrebbe potuto posare il proprio sguardo. E per farglielo capire, l’operaio aveva anche iniziato a violentarla. Dopo l’ultimo pestaggio, però, la 18enne ha scelto di uscire dalla gabbia di abusi in cui era stata imprigionata rivolgendosi ai carabinieri. Anche grazie alla recente entrata in vigore del codice rosso, le indagini sono scattate immediatamente e lo scorso 15 settembre i militari della compagnia di Sassuolo hanno bussato alla porta dello straniero, ammanettandolo. La giovane, sentendosi finalmente al sicuro, come un fiume in piena ha tirato fuori tutto il dolore che aveva dentro, raccontando non solo dell’aggressione legata alla frequentazione col fidanzato ma anche altri terribili segreti. Violenze sessuali e maltrattamenti che sarebbe stata costretta a subire dal padre già dall’età di tredici anni. Ora per la ragazza inizierà una nuova vita anche se sarà impossibile, per lei, cancellare le lesioni più profonde, quelle inflitte nell’anima da chi, invece, avrebbe dovuto proteggerla. Perchè spesso il mondo, quello più brutto, è racchiuso tra le mura domestiche ma per chiudersi la porta alle spalle occorre quel coraggio che la 18enne ha trovato anche grazie a chi le ha mostrato finalmente amore.

UNA STORIA che ricorda da vicino quella di Nosheen: la giovane pakistana non accettò il matrimonio combinato. Il padre padrone, insieme al fratello tentarono di ucciderla e ammazzarono sua madre intervenuta per proteggerla.