"Lavoro, negli uffici dilaga lo smart working"

La Cisl conferma: "Dall’Inps alla Cnhi sempre più dipendenti hanno scelto di svolgere i propri compiti da casa. Ed è positivo"

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Smart working sempre più diffuso nel modenese, tra strutture del pubblico impiego e grandi aziende come quelle della galassia Fca. "La diffusione e la regolamentazione del ’lavoro agile’ può essere una delle poche cose positive che ci lascerà in eredità il coronaviorus – sottolinea Rosamaria Papaleo della Cisl Emilia Centrale – Prima della pandemia il ricorso allo smart working era abbastanza basso ma ora è dicentata la forma ordinaria del lavoro.

Partendo dalla pubblica amministrazione come conferma ad esempio l’esperienza dell’Inps: qui i dipendenti sono tutti in telelavoro per l’intera settimana, a parte un gruppo di cinque-sei persone che presidia a rotazione la sede cittadina di viale Reiter.

"Si tratta complessivamente- spiega Rosamaria Papaleo, responsabile delle politiche del lavoro per la segreteria della Cisl Emilia centrale – di 230 persone tra gli uffici di Modena e della provincia. I lavoratori con rete intranet sono stati forniti dei pc ultraslim in dotazione all’amministrazione centrale. Gli altri, che rappresentano comunque una minoranza, usano il proprio pc e la connessione domestica, ma usufruiscono di assistenza informatica continua per il rafforzamento dei collegamenti internet".

Da casa, a quanto pare, tutti sono in grado di occuparsi le tipiche pratiche Inps: richieste di cassa integrazione ordinaria, verifica dei contributi previdenziali versati dai datori di lavoro, recupero dei crediti vantati dall’istituto, erogazione di servizi e prestazioni sia di carattere previdenziale che assistenziale. La produttività, ossia la quantita’ di pratiche lavorate, è stata inizialmente in linea con la media nazionale (104, requisito minimo 100) ma è aumentata non poco da aprile, con le pratiche per la cassa integrazione ordinaria e in deroga.

E così "la sperimentazione dello smart working potrebbe proseguire anche in futuro, fino a diventare una modalità normale", nell’idea Cisl.

Cambiando settore, alla Cnhi nella sede di San Matteo lavorano 900 persone delle quali due terzi sono impiegati. "Sappiamo per certo – continuano dal sindacato- che nel reparto engineering, nel quale sono occupati circa 200 ‘colletti bianchi’, il 90% (80 persone) lavora in smart working cinque giorni su cinque".

L’orario appare quello di una normale giornata lavorativa in ufficio: connessione ai server entro le 9.30 del mattino, pausa pranzo dalle 12 alle 14. Prima dell’emergenza sanitaria, in realta’, gia’ l’80% degli impiegati del reparto usufruiva del lavoro agile una volta alla settimana, per otto ore giorno con straordinari non retribuiti.

"Questa iniziativa – racconta un impiegato Cnhi di San Matteo iscritto alla Fim-Cisl – e’ stata bene accolta da tutti. Siamo concordi nel ritenere che, nonostante le perplessità di alcuni dirigenti, la produttività aziendale aumenti essendo noi lavoratori incentivati e gratificati da questa modalita’ di lavoro".