Le educatrici degli asili si occupano di anziani e pulizie

L’esperimento Negli otto comuni delle Terre dei Castelli L’Asp corre ai ripari: «Mansioni temporanee»

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Nonostante gli asili siano chiusi, negli otto Comuni delle Terre di Castelli le educatrici non si sono mai fermate. E pur di lavorare, pur di dare una mano alla comunità sotto pressione, in mancanza dei bimbi hanno ’allargato’ le loro solite mansioni, raccogliendo senza troppi problemi, volontariamente, l’appello dell’Asp locale, che da un anno mezzo gestisce – oltre a Centri diurni e case di riposo – i sei nidi comunali della macroarea.

«Con l’emergenza legata al coronavirus – spiega Marco Franchini, presidente Asp – abbiamo messo in campo diversi accorgimenti. Soprattutto nella nostra Casa residenza di Vignola, dove ospitiamo tante persone molto anziane e spesso affette da più patologie. Sono i soggetti più a rischio in questo momento. Beh, c’era così tanto da fare rispetto alla normalità che abbiamo chiesto alle nostre 37 educatrici dei nidi se volevano dare il loro contributo, continuando a lavorare anche in questi giorni, ma svolgendo compiti un po’ diversi. E la risposta è stata straordinaria: hanno tutte dato la loro disponibilità, tranne una che aveva chiesto un permesso per motivi personali».

Così le maestre d’asilo da lunedì sono state dislocate in varie sedi, con ruoli temporanei anche molto differenti dal solito. Nella casa di riposo, ad esempio, c’è tra loro chi si è adoperata all’entrata della struttura per far rispettare le direttive anticontagio. Una sorta di ’check-point’ che comporta l’ingresso di un parente alla volta (però non deve avere nemmeno il raffreddore), la sua identificazione, l’orario d’arrivo, il lavaggio delle mani con gel alcolico e un rapido elenco delle norme di comportamento da adottare durante la permanenza nell’edificio. Altre educatrici, invece, hanno affiancato le impiegate amministrative dell’Asp nell’Ufficio di Piano nella compilazione delle banche dati e in tutte le operazioni utili alla getione dell’emergenza. Altre ancora si sono recate nei nidi chiusi e ne hanno approfittato per riordinare il materiale didattico, e magari per un ulteriore aiuto alle collaboratrici addette alle pulizie, impegnate per l’occasione a raggiungere anche gli angoli meno battuti nella quotidianità. Naturale, però, che qualcuno si sia chiesto se si potesse fare. I sindacati, ad esempio. Che hanno storto un po’ il naso, ma senza mettersi davvero di traverso.

«Si tratta pur sempre di operatrici che da contratto sono impiegate nei servizi alla persona – spiega Elisabetta Scoccati, neodirettore Asp – e in questi servizi, magari con qualche leggera forzatura, possono rientrare anche certe mansioni di sostegno alle attività di una Casa residenza o agli uffici che la gestiscono. Ancor di più nel riordino dei nidi. Lo hanno fatto volontariamente rinunciando a stare a casa, ed è stato un bel messaggio ai cittadini da parte di chi è pagato con soldi pubblici».

«Non vedo dove sia il problema – aggiunge infine Franchini –. Anzi, sono orgoglioso delle mie operatrici perché hanno sfatato coi fatti certi luoghi comuni sui dipendenti pubblici. Queste testimonianze sono ottimi anticorpi contro il virus del qualunquismo».

Valerio Gagliardelli