
Carpi, al Palazzo dei Pio, in occasione del Festival Filosofia, propone una importante monografica su Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, 1937), uno dei più grandi e apprezzati artisti italiani contemporanei. L’artista siciliano, come si vede in "Sillogismo del cavallo" che raccoglie quarantasette opere dal 1966 ad oggi, tutte inerenti al mondo della filosofia, è noto per aver fondato un nuovo linguaggio visivo di grande originalità e trasparenza, intervenendo sui testi cancellandone ampie parti con un tratto nero e lasciando visibili solo alcune parole. Tra parole completamente coperte emergono frasi e piccoli frammenti: si tratta di espressioni volte a ricostruire quelle identità umane che rischiano di essere travolte da guerre e conflitti, sia mediatici che reali. La rassegna di Carpi, che si svolge da domani al 10 dicembre ed è curata da Chiara Gatti e Marco Bazzini, propone oltre a quanto citato anche una serie del 2014 su Pico della Mirandola, con Isgrò che ha effettuato la cancellazione di venti volumi delle sue "Conclusiones". Tutti i lavori del percorso mostrano come il gesto (di sola apparente) rimozione, decisamente rivoluzionario al pari di quanto hanno fatto a metà ‘900 Lucio Fontana o Yves Klein, incida da lungo tempo sul sistema dell’arte, aprendo costanti riflessioni su questi interventi sempre attuali e nuovi. Tra quanto collocato lungo il percorso alla grande loggia del castello carpigiano anche una selezione di opere legate alla filosofia greca, con testi "cancellati" di Platone, Aristotele, Archimede ed Eraclito. Qui spicca la statua del Discobolo – copia romana, insieme all’inedito Plutarco Plutarque (opera in diciannove volumi del 1973) e soprattutto a quella che dà il titolo alla rassegna, Sillogismo del Cavallo, ideato per l’occasione.
Stefano Luppi