Le Mans '66, l'anima modenese della mitica Ford Gt40

L’auto che sconfisse la Ferrari, la cui vicenda rinasce nel recente film di Mangold, era ’firmata’ da Fernando Baccarini

La Ford Gt40 nel film 'Le Mans ‘66 – La grande sfida'

La Ford Gt40 nel film 'Le Mans ‘66 – La grande sfida'

Modena, 5 dicembre 2019 - «Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. Se conosci te stesso, ma non il nemico, le tue probabilità di vincere e perdere sono uguali». Deve essersi ispirato letteralmente a Sun Tzu e al suo libro ’L’arte della guerra’ Carroll Shelby quando Herny Ford II gli chiese a metà anni ‘60 di costruire un’auto in grado di sconfiggere la Ferrari e di farlo oltreoceano, nel tempio sacro dei costruttori europei: il circuito di Le Mans. La storia della 24 ore di Le Mans è tornata di grande attualità grazie al successo che sta ottenendo al cinema il film di James Mangold Le Mans ‘66 – La grande sfida. Una vicenda epica per la Ford celebrata con questa pellicola (che in originale si intitola Ford v Ferrari, ma in Italia il titolo è stato ‘ammorbidito’ per le orecchie dei tifosi della Rossa). Già, perché gli americani grazie a Hollywood non sono secondi a nessuno nel celebrare i propri fasti e miti.

Ma quello che il film non ricorda è che il successo della Ford ha profonde radici (e anche meriti) modenesi. Proprio così: a creare il binomio tra Modena a Detroit che spinse alla vittoria la Ford GT40, l’auto forse più bella della storia ultracentenaria del colosso americano, c’è un nome modenese al 100%: Fernando Baccarini. Uno dei maestri carrozzieri della scuola modenese dei battilastra, che ha forgiato tra anni ‘50 e ‘60 vetture da corsa semplicemente meravigliose. Ebbene fu a lui che Carroll Shelby si rivolse per creare la Daytona, una gran turismo due posti, muscolare e filante, che nelle intenzioni dell’ideatore doveva essere in grado di togliersi delle soddisfazioni nelle competizioni per prototipi.

Assemblata tra Modena e Venice, in California, la Daytona centrò l’obiettivo, ottenendo tra il ‘64 e il ‘65 varie vittorie in competizioni endurance per Gt. Quelle vittorie aprirono la strada verso altri successi sia per la Daytona, divenuta una sorta di creatura mitologica a 4 ruote per i collezionisti di tutto il mondo, sia per Carroll Shelby, che approdò al progetto GT40 per imprimergli la svolta decisiva. La GT40 era stata presentata a New York nel 1964, ma da subito aveva mostrato gravi carenze aerodinamiche e strutturali. Per risolverle e sferrare l’attacco alla splendida e velocissima Ferrari 330 P3 fu chiamato Carroll Shelby.

Il progettista, anche sulla base dell’esperienza della Daytona ’modenese’, la ridisegnò completamente rendendo realtà il sogno di Henry Ford II di interrompere il dominio della casa di Maranello. E non solo: la GT40 infatti non si limitò a un exploit, ma segnò un’epoca, trionfando a Le Mans per 4 anni consecutivi, dal ‘66 al ‘69. Il telaio della sua parente Daytona soltanto poche settimane era in mostra nella chiesa di San Carlo in centro (foto di sinistra), grazie all’esposizione ModenArt che riuniva alcuni manichini di carrozzerie di modelli iconici, come le Ferrari GTO, California e Testarossa.

Vere e proprie sculture del movimento realizzate dai maestri carrozzieri modenesi Giancarlo Guerra, Afro Gibellini, Oriello Leonardi e appunto Fernando Baccarini. Baccarini in quei anni con la sua carrozzeria Gran Sport collaborò a stretto contatto con Carroll Shelby, aiutandolo indirettamente a conquistare tutti e tre i gradini del podio della 24 ore di Le Mans del 1966. Per la Ferrari una sconfitta, ma il successo Ford ha comunque uno zampino (o zampone, fate voi) modenese. Dunque a chi dovesse vedere il film in futuro, suggeriamo anche una nuova prospettiva di un derby tutto modenese sull’asfalto di Le Mans.