«Le nostre ditte sempre sorvegliate»

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Centinaia di aziende che quando cala la notte diventano la preda più ambita dai malviventi. Siamo ai Torrazzi, zona artigianale tra le più vive sotto la Ghirlandina. Qui le imprese, nonostante la crisi, tengono duro e i capannoni senza padrone si contano sulle dita di una mano. Ed è qui che da un anno a questa parte è attivo il primo controllo di vicinato voluto dagli imprenditori. L’esperienza funziona e sta portando i primissimi frutti in termini di sicurezza. Lo ha raccontato ieri sera in Cna Emanuele Ceselli, referente del gruppo e proprietario della Simac.

Il progetto è partito nel dicembre scorso. A quante adesioni siete arrivati?

«Eravamo una ventina all’inizio e ora siamo saliti a 56 membri, un numero importante che testimonia il successo dell’iniziativa».

Che situazione vivevate prima del controllo di vicinato?

«Il quadro era complesso, con svariati e ripetuti episodi di furti. Solo tra il 2015 e il 2016 la mia ditta è stata visitata dodici volte. I Torrazzi sono una zona altamente vulnerabile perché ad abitarci sono in pochi. Tante aziende, poi, realizzano delle lavorazioni che prevedono l’uso e lo scarto di materiali nobili come ottone, rame e inox che fanno gola ai ladri perché rivendibili a prezzi decisamente alti. C’era bisogno di una svolta...».

Con la chat condivisa cosa è cambiato?

«Rispetto alla vigilanza privata che ha orari definiti e tempi d’intervento non sempre immediati, coordinarci con WhatsApp permette un monitoraggio costante di questa parte di Torrazzi. Molte imprese hanno dei lavoratori che fanno i turni di notte, io stesso arrivo in azienda alle sei del mattino, questo significa che gli occhi vigili sulla zona sono tantissimi e ciò si traduce in svariate segnalazioni nella chat. Per i ladri diventa quindi più difficile organizzarsi e agire indisturbati».

Quali sono le segnalazioni più ricorrenti?

«Fotografiamo le targhe dei veicoli che non conosciamo, per esempio, oppure verifichiamo l’identità degli individui sospetti. Ci conosciamo più o meno tutti qui, compresi molti clienti, quindi ci accorgiamo subito se qualcosa non torna e dobbiamo tenere gli occhi aperti».

E tra voi imprenditori? Che rapporto si è instaurato?

«Prima di tutto abbiamo dato un volto a tante persone che conoscevamo soltanto per nome. Poi ci incontriamo periodicamente per fare il punto e capire cosa migliorare. Lo faremo anche a breve per approfondire il bilancio del primo anno di controllo di vicinato e valutare insieme cosa è andato bene e cosa meno. Siamo determinati a proseguire con questo progetto e vogliamo migliorarlo».

La collaborazione con la municipale funziona?

«Come per tutti i controlli di vicinato attivi in città, abbiamo un agente di riferimento a cui io e gli altri referenti inoltriamo le segnalazioni più importanti. La sinergia è positiva, ma ci sono sicuramente ampi margini di miglioramento per rendere il tutto ancora più funzionale».

I colpi sono diminuiti?

«Dire che i problemi si sono risolti del tutto sarebbe una bugia. Purtroppo gli episodi di furto ci sono ancora, ma al contempo il clima è decisamente cambiato, specialmente grazie al controllo di vicinato che ci fa sentire più al sicuro».

Cosa manca ai Torrazzi per scoraggiare ulteriormente i malviventi?

«La priorità sono le telecamere. Da anni chiediamo un sistema di videosorveglianza che però tarda ad arrivare. Siamo consapevoli che installare un numero di occhi elettronici sufficienti per vigilare i sette ingressi e le sette uscite dei Torrazzi sarebbe un esborso enorme, ma qualcosa va fatto, individuando i punti più sensibili. Come imprenditori rimaniamo disponibili a mettere sul piatto un nostro contributo economico. Il Comune lo sa e siamo pronti a sederci a un tavolo per discuterne».

Vincenzo Malara