Le poesie di ’Malgretù’: una vera giostra di talenti

Domani sera al San Paolo grandi nomi con Alperoli, Bertoni e Rentocchini

di Leo

Turrini

All’inizio era il Bar. Inteso come acronimo dalle iniziali dei cognomi: cioè Bertoni, Alperoli e Rentocchini. Intesi meglio ancora come Alberto, Roberto ed Emilio. Il Trio della poesia, versione in rime e non solo del mitico Gre-No-Li calcistico, sublime espressione pallonara composta dai nordici di Svezia Gren, Nordhal e Liedholm.

Non starò qui a dire chi somigli a chi e del resto trattasi di suggestione da alfabeto. Ma di sicuro il Bar di cui sopra ha contribuito e continua a contribuire alla alfabetizzazione letteraria di noi modenesi. Perché c’è anche uno spirito didattico, oserei affermare financo pedagogico, nelle iniziative promosse dall’intrepido terzetto.

Adesso il Bar si è allargato, fin quasi a diventare una letteraria giostra di talenti. Per ’Malgretù’, un agile libriccino che somma versi a immagini, racconti a visioni, a Bertoni, Alperoli e Rentocchini si sono aggiunti Francesco Genitoni, Elio Tavilla, Enrico Trebbi, Jean Robey e Giuliano Della Casa. Al cesello di solisti che hanno sempre desiderato condividere si somma l’apporto di altri volontari della esplorazione nei meandri dell’anima, in un vortice corale di emozioni.

Dal profondo della mia ignoranza letteraria non voglio togliere il piacere della sorpresa a quanti domani sera, alle 21, si presenteranno nella sala del Complesso San Paolo in via Selmi: avranno modo di stupirsi da soli, ascoltando e recependo.

Una indiscrezione però me la concedo, fidando nella tolleranza del mitico Bar. Ci sta un verso, in ’Malgretù’, che come i dribbling di Maradona allo stadio vale da solo il prezzo del biglietto (che qui peraltro non c’è, si entra gratis, a scanso di equivoci).

È quel brandello d’anima che scappa dalla penna di Roberto Alperoli, quando all’improvviso rimpiange la magia del ’calcinculo’. Che non è una brutta parola, ma quella specie di azzardo volante che esaltava i baracconi, quando i Luna Park erano un angolo di gioia sgangherata nelle malinconiche domeniche delle nostre adolescenze.

Ecco, andate a sentire le poesie e i racconti del Bar e dei suoi nuovi e antichi frequentatori come se vi ritrovaste d’incanto, tra pagine e parole, ai baracconi di una volta.

Vi assicuro che ne vale la pena.