"Le scuole e i trasporti non sono sicuri Non ci sono le condizioni per stare in classe"

Gli studenti delle superiori non ci stanno e protestano: "Avevano fatto delle promesse ma non le hanno mantenute". All’istituto Corni sono comparsi nastri rossi e bianchi che sigillano le porte e sul web si rincorrono gli appelli: "Lasciateci in Dad"

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di Paolo Tomassone

Che gli adolescenti debbano tornare quanto prima a scuola è evidente. Quello che sorprende è che la battaglia di quella parte di docenti più consapevole e anche dei genitori in realtà è una battaglia minoritaria. Di fronte al fatto che adesso è pressante la richiesta di sicurezza, gli studenti modenesi non si sentono sicuri: otto su dieci, tra quelli che hanno risposto nei giorni scorsi a un sondaggio della Consulta studentesca di Modena, vogliono rimanere a casa perché soltanto lì si sentono al sicuro, non di certo sui mezzi pubblici e tanto meno nei corridoi della scuola.

È la plastica dimostrazione che qualsiasi decisione in tempo di Covid sarà impopolare e comunque che su ogni scelta la gente si spacca a metà e ogni volta si dà spazio alle voci critiche ignorando che qualunque scelta dei decisori sarà criticata. È il copione che vediamo dall’inizio della pandemia. Certo che, nel caso della scuola, è clamorosa la distanza tra il nobile sentimento di chi vuole tornare a fare lezione in classe e il fatto che gli stessi studenti vogliono continuare la didattica a distanza.

"Dal ministero hanno voluto forzare il rientro in classe assecondando i capricci di una classe politica irresponsabile – tuona Andrea Borrelli, rappresentante di Azione studentesca –. Gli studenti, nonostante siano stanchi della didattica a distanza, stanno protestando".

C’è chi lo ha fatto sui social, ma c’è anche chi è uscito di casa con rotoli di nastro segnaletico rosso e bianco per "sigillare" l’ingresso dell’edificio, come è avvenuto la notte scorsa all’istituto professionale Corni, in largo Aldo Moro. E si segnala qualche "sciopero" a distanza, sposato "singolarmente da alcuni studenti", ma anche "in collaborazione con i propri rappresentanti di istituto". La protesta più rumorosa, forse, è quella che proviene da un modulo di Google, la piattaforma utilizzata dalla Consulta provinciale studentesca per lanciare un sondaggio con otto domande. Il test ha preso forma dopo un confronto con i rappresentanti di istituto di tutte le scuole modenesi, a seguito della sentenza del Tar dell’Emilia-Romagna con la quale si annullava la decisione del presidente della Regione di proseguire con la Dad al 100% fino al 25 gennaio. Il sondaggio è stato compilato da circa 20.300 persone (su un totale di oltre 35 mila studenti delle scuole superiori). Occorre segnalare, per la precisione, che il sito era accessibile a tutti e chiunque poteva rispondere in maniera anonima. Sta di fatto che i risultati sono davvero netti. L’83% dei votanti boccia la decisione di tornare in classe; l’87% è convinto che la scuola in presenza possa influenzare l’aumento dei contagi; il 74% degli intervistati non si sente sicuro ad aspettare l’inizio delle lezioni nel cortile della scuola; l’88% dei ragazzi non si sente sicuro a viaggiare sui mezzi pubblici.

"Abbiamo visto le foto che sono girate in queste ore che presentano assembramenti sia sugli autobus che alle fermate – spiega Emanuele Bruno, rappresentante d’istituto al liceo Sigonio (nella foto) –. Abbiamo visto persone senza mascherina. Tutte le promesse fatte sui trasporti sicuri e sull’aumento dei mezzi sono rimaste solo belle parole". Ecco perché a scuola i ragazzi non ci vogliono tornare.

"La casa è l’unico luogo sicuro in questo momento – aggiunge Leonardo Cossu, anche lui rappresentante di istituto al Sigonio –. Non si possono scaricare le responsabilità sui singoli studenti, bisogna dire una volta per tutte che al momento le scuole non sono sicure. Noi siamo i primi a voler tornare sui banchi, anche perché la scuola non è solo fare lezione e guardare la lavagna. Ma che possibilità abbiamo di socializzare se per tutto il tempo non ci possiamo muovere e se quando usciamo di casa abbiamo paura di prendere il virus e di attaccarlo ai nostri parenti?".

Quello che è meno facile da spiegare è la mobilitazione a inizio anno per tornare il prima possibile in presenza, alla quale hanno aderito diversi giovani. "Sono una minoranza – precisa Cossu – circa 17 mila studenti hanno chiesto di continuare con la Dad". I giovani si sentono "strumentalizzati – attacca Bruno –: si ascolta solo il parere di alcuni e quasi mai il nostro. L’Emilia-Romagna sfiora la zona rossa ma loro ci hanno rimandato lo stesso a scuola. Non ci sono le condizioni per stare in classe sereni".